L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna nelle settimane scorse è stata, per il nostro Paese, una delle più disastrose degli ultimi anni, causando la morte di 17 persone.
Per comprendere i contorni di questo evento, basti pensare che tra il 2 e 3 maggio, primo periodo delle precipitazioni, e soprattutto tra il 15 e 17 maggio – seconda e più intensa fase dei fenomeni alluvionali – nella zona più colpita, che occupa una superficie di circa 800 km quadrati, sono caduti 350 milioni di metri cubi d’acqua.
CRONACA DI UNA TRAGEDIA
In territorio emiliano-romagnolo, sono state 7 su 9 le province interessate (Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini) con circa 100 Comuni coinvolti. Le precipitazioni straordinarie hanno provocato l’esondazione di 23 tra fiumi e corsi d’acqua, con altri 13 che hanno visto il superamento dei livelli d’allarme. Esondazioni che, tra le altre cose, hanno generato un gran numero di frane tra le quali se ne sono contate 376 principali, tra collina e montagna.
Oltre al tragico bilancio di vittime, l’evento calamitoso ha imposto l’evacuazione di circa 25mila persone, con il conseguente intervento di almeno 2.000 volontari della Protezione civile. Alla fine, sono stati stimati danni per circa 4-5 miliardi di euro, con l’agricoltura tra i settori più colpiti.
In questo quadro, il sistema sanitario regionale non poteva rimanere immune, anche se – in generale – le strutture locali, sia ospedali che studi medici, sono riuscite a reggere l’urto delle inondazioni, garantendo quasi dappertutto la continuità dei servizi assistenziali, seppur in situazioni molto precarie.
RAVENNA LA PIÙ COLPITA
Senza ombra di dubbio, la provincia che ha pagato il dazio maggiore è stata quella di Ravenna. E qui anche la macchina sanitaria ne ha inevitabilmente risentito.
“A tutt’oggi, nella nostra provincia, ci risultano 7 ambulatori di Medicina generale danneggiati: uno a Coccolia, due a Sant’Agata sul Santerno, uno a Faenza e tre a Solarolo – racconta Stefano Falcinelli, presidente Omceo Ravenna – . A questi si aggiungono i danni ad altrettante abitazioni di medici di medicina generale: tre nel lughese, due a Faenza e due a Castel Bolognese. Complessivamente – prosegue Falcinelli, citando dati del Dipartimento cure primarie dell’Azienda sanitaria della Romagna – si contano 125 tipi di interventi vari per danni che riguardano principalmente strutture e risorse dell’Ausl”.
Importante sottolineare in questo contesto emergenziale che i medici coinvolti nel disastro hanno potuto contare da subito sul supporto dell’Ordine e, in seconda battuta, potranno fare affidamento sui ristori dell’Enpam.
Proprio a questo proposito, Falcinelli ci tiene a precisare che “i colleghi hanno tempo un anno dalla dichiarazione dello stato di emergenza per chiedere aiuto all’Enpam tramite l’Ordine e qualche domanda è già arrivata”.
Anche il presidente della locale Commissione albo odontoiatri (Cao), Giorgio Papale, ha confermato che sarebbero almeno una decina gli studi dentistici ad avere subito danni per diverse centinaia di migliaia di euro.
LE ALTRE PROVINCE
Complessivamente è andata molto meglio, o quantomeno poteva andare molto peggio, nelle altre province della Regione, come confermano al Giornale della Previdenza i presidenti degli Ordini locali.
“Grandi problemi non ce ne sono stati – dichiara, ad esempio, Bruno Di Lascio, di Ferrara – . Qualche criticità c’è stata nel Comune di Argenta, dove comunque l’attività di assistenza è continuata in maniera regolare. Più in generale, possiamo dire che nonostante le difficoltà patite dalle popolazioni locali, gli studi medici hanno tutti continuato a lavorare normalmente”.
Gli fa eco Anna Maria Ferrari, presidente dell’Ordine di Reggio Emilia: “Fortunatamente l’alluvione da noi non ha avuto ripercussioni sull’attività degli studi medici”.
Una constatazione che arriva anche da Modena, da dove Carlo Curatola, presidente dell’Ordine fa sapere “di non aver ricevuto nessuna richiesta di aiuto”.
Maggiori problemi sono stati invece segnalati da Bologna, per bocca del presidente Luigi Bagnoli: “A Vigoroso c’è un centro di riabilitazione Inail – racconta – che è stato allagato e questo ha costretto gli operatori al trasferimento dei pazienti, provocando certamente qualche problema. Ci sono stati poi segnalati dall’Asl alcuni allagamenti di studi medici nella zona di Imola, ma non abbiamo ricevuto per queste chiamate dirette”.
Sostanzialmente sotto controllo anche la situazione nella provincia di Forlì/Cesena, come ci conferma il presidente Michele Gaudio: “All’Ordine non sono arrivate segnalazioni specifiche e non risultano esserci stati problemi particolari per gli studi medici. Qualche difficoltà l’hanno avuta gli ospedali, ma più che altro per la mancanza di energia elettrica che si è verificata per alcuni periodi, problema per altro risolto tempestivamente. Altri problemi ci sono stati nei centri isolati colpiti dalle frane, ma qui a risolvere tutto ci ha pensato la Protezione Civile”.
Una circostanza che ha riguardato in parte anche la provincia di Rimini. “Abbiamo avuto qualche problema nelle zone interne a causa delle frane – evidenzia Maurizio Grossi, presidente dell’Ordine – ma gli ambulatori non hanno subito danni e sono stati sempre attivi, anche se in alcuni casi non raggiungibili per una mezza giornata. Altra criticità locale è stata poi l’allagamento del pronto soccorso di Riccione, una problematica che però si è risolta nel giro di qualche ora. In generale – conclude Grossi – la verità è che la nostra provincia è stata, fortunatamente, solo sfiorata dall’alluvione”.
G. C.