Conto fiscale ‘salato’ per gli Enti di previdenza privati, cui sono iscritti oltre 1,6 milioni di professionisti: “ogni anno”, infatti, versano all’Erario, complessivamente, “circa 765 milioni di imposte“.
A fare i calcoli, annunciando la somma (che si scopre essere ben più elevata di quella stimata in precedenza, che era di oltre 500 milioni), è stato il presidente dell’Associazione delle Casse pensionistiche Alberto Oliveti, dal palco di un convegno promosso giovedì a Roma, dalla Cassa del Notariato.
I maggiori pagatori di tasse sono i medici e i dentisti, tramite l’Enpam che – da solo – sborsa circa il 30% dei 765 milioni versati annualmente all’erario.
“Mentre i trasferimenti statali alle Casse sono vietati – ha commentato Alberto Oliveti, nella doppia veste di presidente di Enpam e dell’associazione del comprato Adepp – ogni anno nell’altro senso diamo allo Stato tre quarti di miliardo di euro. Un contributo che di certo non si ferma qui, visto che il valore costruito dagli enti è a disposizione del Paese, con un patrimonio che è al 75% nell’area Euro e che sostiene le professioni, a loro volta motori di sviluppo e di crescita.”
A sfatare il mito che le Casse dei professionisti abbiano troppi immobili, è arrivata l’analisi sull’origine della tassazione: oltre 9 euro su 10 pagati, infatti, derivano dalla gestione del patrimonio mobiliare (cioè dai proventi degl investimenti finanziari), mentre il mattone tradizionale incide per meno di 1 euro ogni 10.
“Noi versiamo nelle casse dello Stato oltre 23 milioni all’anno”, ha detto il presidente della Cassa dei notai, Vincenzo Pappa Monteforte, ricordando la “imposizione fiscale che non ha eguali in Europa. Ricordo, infatti, che siamo tassati come speculatori e siamo sottoposti ad una doppia tassazione, un’imposizione che penalizza sia i professionisti sia gli investimenti”, ha aggiunto.
Durante il convegno il tema dell’eccessiva tassazione è stato affrontato anche dal segretario della Commissione Finanze del Senato Andrea de Bertoldi di FdI: “L’imposizione fiscale sulle Casse va rivista. Non è possibile che vengano tassate al 26 per cento (sui rendimenti finanziari, ndr), mentre i fondi pensione, che non erogano previdenza di primo pilastro e welfare assistenziale e lavorativo, sono tassati al 20 per cento.
Oltretutto, le Casse si sono sempre rese disponibili a reinvestire i risparmi ottenuti da una tassazione più equa nel sostegno ai propri professionisti iscritti”, ha chiuso il parlamentare.
Il presidente dell’Adepp ha anche ripercorso l’evoluzione degli enti di previdenza privati.
“Siamo convinti di aver degnamente onorato l’autonomia che ci è stata assegnata dalla legge delega di privatizzazione. In tutti questi anni abbiamo regolarmente pagato le pensioni promesse, abbiamo erogato assistenza anche straordinaria e abbiamo costruito un considerevole patrimonio di garanzia”, ha detto Oliveti.
Ai 765 milioni di euro pagati direttamente dalle Casse di previdenza va sommato anche l’importo della tassazione che grava sui pensionati delle Casse, che si aggira intorno a un miliardo, secondo una prima stima prudenziale dell’Adepp.