Ci sono medici che in una carriera professionale ricca di attività hanno seminato contributi tra Enpam e Inps. Altri camici bianchi hanno avuto una vita lavorativa precedente, per mantenersi agli studi o sono stati impiegati nell’azienda di famiglia. Altri ancora hanno una storia professionale più lineare, ma si trovano comunque ad avere lasciato in più gestioni pezzi del loro tesoretto di contributi. Frammenti, anche significativi, che da soli non danno luogo a una pensione e – come nel caso di quelli custoditi dall’Inps – potrebbero andare persi.
In tutti i casi, arrivati a un certo punto della carriera è necessario fare ordine nei contributi maturati, per impilarli come mattoni e costruire al meglio la propria pensione.
Allora la domanda è: ricongiunzione, cumulo o totalizzazione? Chiariamo subito: non c’è una risposta universale e valida per tutti sul sistema migliore per riunire i periodi contributivi accreditati in altri enti previdenziali al di fuori dall’Enpam e costruire una (unica) pensione
La risposta è soggettiva, da valutare caso per caso e con anticipo, al fine di fare fruttare al massimo i contributi maturati nel corso di una carriera “frastagliata” e ottenere l’assegno mensile più alto possibile. Prima di scegliere la strategia costruttiva va quindi fatta una valutazione molto attenta sulla base della propria condizione specifica. Conti alla mano, vanno pesati con attenzione costi e benefici.
Oltre che in questo articolo, le tre soluzioni per mettere insieme i contributi sono messe a confronto nella tabella interattiva che puoi trovare qui.
3 “COLLANTI” PER I TUOI CONTRIBUTI
Come accennato, i “cantieri” per rimettere insieme tutti gli “spezzoni” di contribuzione (compreso il riscatto della laurea) sparsi in varie gestioni previdenziali sono tre: ricongiunzione, cumulo e totalizzazione.
Come precisato, la scelta è strettamente soggettiva e va valutata con attenzione caso per caso. Le differenze sono nei costi, nei tempi di attivazione, negli effetti che avranno sull’assegno di pensione e, non da ultimo, nelle tutele che il pensionato e i suoi familiari potranno ricevere dall’ente previdenziale che si occuperà di loro.
La ricongiunzione, ad esempio, ha dei costi, che però possono essere riassorbiti dai contributi che vengono trasferiti da un ente all’altro e si può fare nel corso della carriera lavorativa. Permette quindi di fare ordine nella “storia contributiva” tramite il trasferimento dei contributi maturati a un unico ente previdenziale e, soprattutto, se richiesta il prima possibile permette di cristallizzarne i costi. Cumulo e totalizzazione, invece, sono istituti a titolo gratuito e si possono attivare solo quando si è in procinto di andare in pensione, accessibili a patto che non si sia già titolari di un trattamento pensionistico.
Le domande di cumulo o totalizzazione di fatto si sostituiscono alla domanda di pensione, che viene poi erogata dall’Inps. In termini reali, il medico o il dentista diventa a tutti gli effetti pensionato Inps. Ma vediamo di cosa si tratta.
RICONGIUNZIONE DA SUBITO
La ricongiunzione permette di riunire tutti i contributi sotto un unico tetto, trasportando quelli relativi a posizioni cessate, cioè maturati presso enti previdenziali ai quali non si versa più. Il risultato principale è quello di avere un’unica pensione, erogata da un unico ente. Con questo sistema confluiscono in un’unica gestione tutti i periodi di contribuzione. Puoi fare domanda in qualsiasi momento della carriera lavorativa, solo se non sei titolare di una pensione, compresa quella anticipata di Quota A. E sia chiaro che prima si ricongiungono i contributi seminati in altre gestioni previdenziali, meno costerà farlo.
Un punto è da chiarire subito: la ricongiunzione ha un costo previsto dalla legge, che tuttavia può essere coperto dai contributi trasferiti, risultando quindi a “costo zero”. L’esborso necessario per la ricongiunzione aumenta con l’avvicinarsi dell’età pensionabile, quindi se si hanno contributi maturati in altre gestioni previdenziali è bene non attendere troppo tempo prima di fare una valutazione per eventualmente ricongiungerli.
Una ricongiunzione verso l’Enpam permette ad esempio di rimanere sotto l’ombrello della Fondazione, che diventerà l’Ente incaricato di erogare un’unica pensione. Una volta in pensione, l’iscritto continuerà a beneficiare di tutti vantaggi assistenziali e previdenziali garantiti dalla Cassa dei medici e dei dentisti. Un ulteriore vantaggio consiste nel fatto che tutto il patrimonio contributivo del medico e del dentista viene valorizzato, dal momento che anche i periodi contributivi maturati in altre gestioni previdenziali vengono considerati e pesati come se fossero stati maturati in Enpam. Vale lo stesso per il calcolo dell’assegno, che viene quantificato con il sistema utilizzato dalla Fondazione.
Avere l’Enpam come Cassa di riferimento è un aspetto vantaggioso anche sul piano della tutela dei familiari, nel caso in cui il medico o l’odontoiatra dovessero venire a mancare. Al coniuge superstite e agli orfani (che possono fare domanda di ricongiunzione entro due anni dalla morte del familiare), l’Enpam riconosce di norma assegni più alti o condizioni più favorevoli rispetto all’Inps. Le pensioni erogate dalla Fondazione sono inoltre al riparo da sostanziosi tagli che, al contrario, l’Istituto pubblico può applicare in caso di altri redditi, fino a dimezzare l’importo del sostegno economico. Una maggiore tutela è prevista anche per medici e dentisti che debbano andare in pensione perché inabili, pur avendo magari un riscatto ancora in corso. Restare in casa Enpam significa anche essere al riparo dall’incognita dei cambiamenti imposti da Governo e Parlamento, cui invece sono soggetti i trattamenti Inps. Sia chiaro che, a differenza dell’Inps, l’Enpam non ha mai bloccato l’adeguamento delle pensioni all’inflazione.
Uno dei limiti della ricongiunzione, invece, si incontra sui contributi versati alla Gestione separata Inps, come accade ad esempio per quelli maturati durante le scuole di specializzazione. L’Inps non li ritiene ricongiungibili. Non benissimo, ma in sostanza poco male. Volendo andare comunque in pensione di vecchiaia con Enpam, il medico potrebbe presentare poi domanda di pensione autonoma supplementare all’Inps, che si può ottenere con sole 4 settimane di contributi.
Per completezza, c’è da dire che nel corso degli ultimi anni la magistratura si è espressa in più occasioni a favore della possibilità di ricongiungere i contributi della Gestione separata Inps. È il caso di un commercialista, che nel 2019 ha avuto il parere favorevole della Corte di Cassazione (sentenza n. 26039) e proprio quest’anno la Corte d’Appello di Milano (sentenza n. 97 del 2022) ha dato ragione a un consulente del lavoro che voleva ricongiungere all’Enpacl (la cassa previdenziale di categoria, come l’Enpam lo è per i medici e gli odontoiatri) i contributi versati alla Gestione separata. In buona sostanza i giudici di Milano hanno riconosciuto il diritto del lavoratore di poter disporre di un’unica pensione a partire dai contributi versati a più enti, cosa possibile solo con la ricongiunzione.
Si tratta in ogni modo di sentenze che per il momento hanno effetto solo sui casi particolari trattati nelle rispettive sedi giudiziarie. In ogni modo, è bene ribadire che prima di scegliere la strada per mettere insieme i contributi, la regola fondamentale rimane quella di valutare attentamente, sempre conti alla mano.
CUMULO, UNICO ASSEGNO DALL’INPS
Una delle virtù principali del cumulo è la gratuità di un’operazione che mette insieme i periodi contributivi non coincidenti, per raggiungere i requisiti per il pensionamento e avere un unico assegno di pensione. A differenza della ricongiunzione, il cumulo permette di mettere assieme anche i contributi maturati nella Gestione separata Inps.
Ma al contrario della ricongiunzione, i periodi contributivi cessati, che da soli non hanno prodotto una pensione, vengono messi insieme in maniera “virtuale”. Le varie quote di contributi, infatti, non confluiscono in un solo ente previdenziale, ma restano nelle gestioni a cui erano state versate. Di conseguenza, ciascun ente previdenziale che custodisce i contributi maturati li “valuta” con il proprio sistema di calcolo per determinare la parte di trattamento pensionistico di competenza.
Quindi il pensionato riceverà una pensione unica composta dalle quote pagate da Enpam e dagli altri enti previdenziali. L’assegno di pensione verrà invece erogato dall’Inps, anche quando non ci sono somme a suo carico. In buona sostanza il medico o l’odontoiatra che in vista del pensionamento sceglierà il cumulo dei periodi contributivi si troverà a diventare un pensionato Inps, anche se all’Inps non ha mai versato un euro.
Un’altra differenza fondamentale con la ricongiunzione è che la domanda di cumulo si presenta in occasione della maturazione dei requisiti per il pensionamento, presso l’ultima gestione previdenziale di iscrizione. Quindi la domanda di cumulo rappresenta di fatto una domanda di pensione. Possono scegliere la pensione in regime di cumulo gli iscritti a due o più forme di assicurazione obbligatoria, che non ricevono già un trattamento pensionistico e hanno cessato l’attività professionale di dipendenza, di convenzione o accreditamento con il Servizio sanitario nazionale o svolta nell’ambito di una società accreditata con il Ssn.
COS’È LA TOTALIZZAZIONE
La totalizzazione, al pari del cumulo, è un istituto a titolo gratuito che può consentire a medici e odontoiatri, che hanno versato contributi a diversi enti di previdenza, di raggiungere i requisiti per il pensionamento e ricevere una sola pensione. Anche se rappresenta ad oggi una strada poco praticata da medici e odontoiatri, rimane comunque una soluzione da non escludere a priori prima di averla valutata, sempre conti alla mano.
In termini essenziali, si tratta di un istituto che si può scegliere per andare in pensione sfruttando i periodi contributivi non coincidenti, maturati al di fuori dell’Enpam, compresa la Gestione separata Inps. I contributi non vengono trasportati verso un unico ente previdenziale, ma rimangono nelle gestioni in cui sono stati versati e l’assegno di pensione viene erogato dall’Inps, di cui il medico e l’odontoiatra diventano pensionati a tutti gli effetti.
L’assegno di pensione è calcolato pro quota, ma in questo caso l’Inps applica un criterio di calcolo contributivo che può risultare penalizzante soprattutto per la pensione anticipata. Inoltre, a differenza del cumulo, la pensione in totalizzazione si può richiedere anche se non sono trascorsi 30 anni dalla laurea in medicina o odontoiatria. Quindi in assenza di tale requisito, la totalizzazione potrebbe essere una soluzione.
PRIMA DI SCEGLIERE
Se il primo comandamento della previdenza è: “La pensione non si raggiunge, si costruisce”, la prima cosa è capire dove sono tutti i contributi che hai versato negli anni. Una sorta di “inventario” si può fare con un estratto conto dei contributi.
Si tratta di un’esplorazione che va fatta in tempo utile, ad esempio la metà della carriera lavorativa può essere già un buon momento per iniziare a fare un bilancio.
In secondo luogo, la domanda da farsi è: ho diritto a una pensione autonoma?
Se sì, bisogna verificare quando si raggiungeranno i requisiti. In assenza dei requisiti si può controllare a quanto ammonterebbe quella quota con una ricongiunzione. Allo stesso tempo sarebbero da valutare i benefici di un cumulo o di una totalizzare. In ogni modo, la valutazione va fatta sempre prima di presentare domanda di pensione, anche anticipata di quota A.
Presentando una domanda di ricongiunzione è possibile conoscere e “cristallizzare” il costo di un eventuale trasferimento dei contributi. In seguito alla domanda, l’iscritto riceverà una proposta di ricongiunzione, che si deve valutare in base ai costi e ai benefici che si avrebbero anche nel recuperare piccole parti di contribuzione. La proposta ricevuta, se vantaggiosa può essere accettata, oppure lasciata decadere. Ma attenzione: in quest’ultimo caso per presentare nuovamente domanda di ricongiunzione bisognerà attendere 10 anni. Parallelamente alla domanda di ricongiunzione è opportuno richiedere a un patronato o all’Inps i calcoli di quanto frutterebbe andare in pensione in regime di cumulo o con una totalizzazione.
È impossibile fare degli esempi generali o dare consigli a priori, perché sono attendibili solo i conti reali che ritraggono una situazione specifica.
Antioco Fois