di Giuseppina Torregrossa
Giulia Vella, giovane profiler specializzata nella ricerca di serial killer, presta servizio nella squadra mobile di Palermo, nell’Udi, Unità delitti irrisolti.
Per tutti – dal primo dirigente della sezione, Arturo Marchisio, al piantone – è la Milanesa.
Passa il tempo ad archiviare documenti. Non è ciò che l’ambiziosa e bionda figlia del questore, arrivata da Milano, avrebbe voluto.
Finché Marchisio le affida la riapertura di un caso chiuso quarantasette anni prima. Un’impresa impossibile.
Il 17 maggio 1977, Ermanno Mazza, direttore di una sede periferica delle Poste a Pallavicino, tra le più malfamate borgate palermitane, viene trovato morto in una pozza di sangue nel suo ufficio.
Dell’arma del delitto non c’è traccia. Dalla cassaforte sono spariti solo dieci milioni di lire.
L’ipotesi più plausibile? Rapina degenerata in omicidio. Fine dell’indagine. Ma il colpevole?
In una Palermo estiva, torrida e maleodorante e pur sempre bellissima, l’ispettrice – sebbene tormentata da vicende personali – come una mela divorata dalla carpocapsa, comincia a investigare.
Affiancata dagli agenti Paola Arena, detta “Cuor Contento” per il suo carattere docile e dall’aitante Francesco Massaro, per motivi disciplinari fermo al chiodo da anni, Giulia riuscirà a stanare l’insospettabile assassino.
Ancora una volta, Giuseppina Torregrossa, ginecologa palermitana autrice di best-seller, avvinghia i suoi lettori con un noir che non ammette soste tra una pagina e l’altra sin dal singolare incipit “Il verme della mela si chiama carpocapsa”.
Milano, 2024, p.160, euro 15,00