La violenza domina nella cronaca quotidiana dei media e nella generale indifferenza di lettori e spettatori.
Da sempre la violenza è presente nel mondo, sin dall’alba dell’umanità. Nell’Iliade, Omero canta “del Pelide Achille l’ira funesta” che segnò l’inizio dei dieci anni della guerra di Troia.
Tuttavia, oggi i comportamenti “contro” persone e cose sono aumentati e hanno assunto espressioni nuove, ci spiega Vittorino Andreoli, già direttore del dipartimento di Psichiatria di Verona-Soave, nonché membro della New York Academy of Sciences.
Lo psichiatra descrive le forme specifiche della violenza contemporanea: rabbia (che distingue dall’ira), aggressività, violenza e distruttività. E ne analizza i processi dinamici nelle relazioni interumane, nei rapporti tra padre e figlio, nel rispetto della donna e delle persone più fragili.
Ampiamente trattata nel volume, è la distruttività che si caratterizza per la totale assenza di un movente e guida i comportamenti disegnando un’atmosfera di paura e una percezione di impotenza.
Se nella criminologia classica il compito era di chiarire il movente, sembra un paradosso doversi chiedere il perché della mancanza della finalità in azioni che producono un danno all’altro senza ottenerne alcun beneficio.
La distruttività viene esaminata in vari àmbiti: potere, politica – intesa come gestione della città – famiglia e adolescenti.
I notiziari giornalieri riportano casi di delitti familiari, di raptus e di atti vandalici compiuti da persone che nel giudizio della cronaca vengono descritte non solo nella norma, ma come esempi di educazione e di rispetto dell’altro.
Particolare attenzione è dedicata agli adolescenti che provocano danni alla scuola, agli altri e a sé stessi. Una delle ragioni che ne è all’origine – sottolinea l’Autore – è lo sfasamento tra realtà e mondo virtuale incoraggiato dalle tecnologie digitali, il comportarsi nella vita quotidiana come ci si trovasse nella finzione, guidati dai “mi piace” e senza regole etiche.
L’(ab)uso degli strumenti digitali ha impoverito il linguaggio ridotto agli acronimi e cancellato il dubbio, una caratteristica strutturale del pensiero e dell’umanità.
La memoria umana non riporta alla coscienza il dato così come è depositato – spiega Andreoli – ma lo elabora attraverso analogie e associazioni che rendono il cervello un organo pieno di fascino e mistero.
All’ambiente, inteso come luogo entro cui si esprime il comportamento, è dedicata l’appendice presente nel volume, con l’invito, tra l’altro, a trattare la natura con rispetto, perché essa è parte integrante del “bendessere”.
Paola Stefanucci
PER ACQUISTARE IL LIBRO:
L’ira funesta. Come frenare la distruttività del mondo contemporaneo di Vittorio Andreoli
Solferino libri, 2025, pp. 240, euro 17,90