Il 24 novembre 1859 l’editore John Murray pubblicava a Londra “Origine delle specie” di Charles Darwin.
Le teorie espresse dal naturalista inglese scossero il mondo accademico europeo.
La tesi secondo cui la diversità della vita fosse conseguente alla variazione casuale nella discendenza e alla selezione naturale suscitò sia ammirazione sia dure contestazioni.
Con il caso e la necessità come architetti della vita, spiega nel prologo l’Autore, storico della Medicina e docente presso l’Università di Pavia, il darwinismo sottraeva ogni finalismo alla natura.
Tre anni più tardi, nel 1862, l’opera fu stampata in Francia.
Tradotta da Clémence Royer, una scienziata nota per il suo anticonformismo, la controversa edizione, densa di riferimenti al pioniere dell’evoluzionismo Jean Baptiste de Lamark e non proprio fedele all’originale (ad esempio “selezione” diventa nella traduzione “elezione”) giunse nelle mani del giovane medico militare Cesare Lombroso.
In procinto di partecipare alla spedizione per la repressione del banditismo in Calabria fu tra i primi – se non il primo – scienziato ad applicare concretamente in Italia la teoria di Darwin allo studio della natura.
L’antesignano dell’antropologia criminale, nato nel 1835 a Verona, diventato docente a Pavia e poi a Torino, non smise mai di utilizzare l’evoluzione come strumento cognitivo nel concepire le gerarchie razziali, le popolazioni, i comportamenti abnormi e criminali, l’inferiorità mentale della donna.
Attraverso un’interpretazione suggestiva e originale, Paolo Mazzarello in questo volume analizza alcuni aspetti non ancora del tutto indagati dell’influenza avuta dal pensiero di Darwin sulla visione antropologica dell’autore de “L’uomo delinquente”.
L’“Origine delle specie” fu tradotto nel 1864 in italiano da Giovanni Canestrini, biologo, naturalista e aracnologo e Leonardi Salimbeni, accademico, ingegnere e politico.
Paola Stefanucci
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Il Darwinista infedele. L’ombroso e l’evoluzione di Paolo Mazzarello
Hoepli editore, Milano, 2024, pp. 184, euro 18,90