Dal turismo odontoiatrico all’accessibilità delle cure, dall’aggregazione tra colleghi all’eccessivo carico burocratico: Andi e Aio raccontano al Giornale della previdenza le criticità e le prossime opportunità per la professione.
ANDI: SOSTEGNO ALLE CURE E AGGREGAZIONI
Nell’ultimo congresso nazionale, Andi ha rivendicato i recenti traguardi raggiunti indicando le prossime priorità per il futuro dell’odontoiatria. A raccontarle al Giornale della previdenza è stato il presidente del principale sindacato italiano di categoria dei dentisti e consigliere di amministrazione Enpam, Carlo Ghirlanda.
“Innanzitutto – esordisce Ghirlanda – ci tengo a ricordare che nel 2023, all’interno del cosiddetto Decreto Bollette, sono state inserite delle riforme che finora sono già state di sicuro impatto. È stato, infatti, abolito l’obbligo di specializzazione degli odontoiatri per quel che riguarda l’accesso alla specialistica ambulatoriale. Quindi oggi un dentista, pur se non in possesso del diploma di specializzazione, può accedere alle graduatorie. Inoltre, nello stesso decreto c’è stata l’estensione al terzo superiore del viso, e cioè alla parte superiore del naso e alla fronte, della medicina estetica, che prima ci era preclusa. Queste due riforme stanno dando già risultati molto concreti in termini di lavoro e operatività per gli odontoiatri”.
Tra i temi fondamentali emersi durante l’ultimo congresso, ci sono stati quelli legati alla sostenibilità della spesa e la continuità di accesso alle cure da parte dei pazienti “che troppo spesso per difficolta economiche – chiosa Ghirlanda – pensano sia sufficiente andare sporadicamente dal dentista, con tutte le conseguenze che questo comportamento può avere sulla salute”.
Per far fronte a questa situazione, da qualche anno e stato lanciato il Fas, Fondo Andi salute, iscritto all’anagrafe dei Fondi sanitari integrativi del ministero della Salute, che ha natura assistenziale e non perfettamente integrativa, e che si rivolge alla cittadinanza attraverso accordi collettivi.
“Questo fondo – spiega il presidente Andi – si occupa solo di spese odontoiatriche e ogni paziente, in base al piano sanitario che sottoscrive, può accedere a un rimborso scegliendo il proprio dentista. Ci sono tariffe di rimborso prestabilite per una certa prestazione, ma non c’è più l’obbligo di un onorario predisposto già sulla carta. Una prestazione, infatti, in odontoiatria, può essere più o meno complicata a seconda dei casi e dipende da numerose variabili. In questo senso, quindi, il paziente e il dentista si metteranno d’accordo sull’onorario, e il paziente sa che su quella prestazione potrà ottenere una determinata tariffa di rimborso”.
Un modello, dunque, molto pratico e diretto per aiutare il paziente ad avere accesso e sostenibilità di spesa, nell’ambito però sempre della libera scelta del professionista e della contrattazione medico-paziente. “Ci tengo inoltre a precisare – prosegue Ghirlanda – che il rimborso va direttamente al paziente e che, cosa molto importante, potrà ottenerlo solo se si rivolge a un dentista con partita Iva oppure che esercita in una società tra professionisti: non saranno rimborsati coloro che si rivolgeranno a strutture o società non censite dal nostro Ordine professionale”.
Il secondo aspetto su cui punterà l’Andi è il supporto alle aggregazioni tra professionisti. “Quindi creare degli studi professionali più performanti – spiega Ghirlanda – in cui ci siano più odontoiatri che possano condividere la propria esperienza di lavoro. Questo significa in generale una razionalizzazione delle risorse e un miglioramento delle prestazioni cliniche”.
“Infine – conclude il presidente di Andi – auspichiamo un patto generazionale che possa consentire una staffetta tra dentisti giunti a fine carriera e giovani professionisti”.
AIO: RIDURRE IL CARICO DI BUROCRAZIA
Per il 2025 l’Aio solleva almeno tre punti critici.
“Primo, il diritto del cittadino di scegliersi il curante – afferma il presidente nazionale Aio, Gerhard Seeberger – . Con l’occhio ai bilanci, infatti, i fondi sanitari integrativi, che ormai coprono la maggior parte dei lavoratori dipendenti, tendono a rimborsare chi si appoggia su strutture da loro indicate e a ostacolare chi sceglie un dentista di fiducia. In un paese dove il 96 per cento delle cure dentali è offerto da liberi professionisti privati, la gara al ribasso va a detrimento della qualità delle terapie e della crescita del Paese”.
“Il secondo tema – prosegue Seeberger – è il carico burocratico. I suoi impatti economici si riflettono sulla spesa del paziente e sui tempi. Una seduta di 60 minuti, tra carte e consensi, finisce per durarne 90. Possiamo affidare i passaggi extra ai collaboratori, ma c’è un costo, riducibile solo in parte dal ricorso a reti d’impresa che mitigano la spesa per le assunzioni”.
La terza questione è il turismo odontoiatrico intra ed extra territoriale. Il paziente di fronte ai costi del dentista, più alti per i problemi citati, emigra in paesi extra-Ue che offrono cure e vacanza insieme a prezzi stracciati.
“Il business globale oggi vale 10,9 miliardi di dollari, fra 5 anni ne varrà 40 – denuncia il Presidente Aio – . Già l’attuale fatturato, che supera il budget italiano per tutta l’odontoiatra, è sottostimato: c’è, infatti, tutto il sommerso con cui bisogna fare i conti. Né figurano i costi di viaggio: e tutto organizzato da fuori. Ma quali garanzie ci sono al ritorno in Italia di essere seguiti da chi ha fornito queste cure low cost? Crescono poi gli italiani che si curano fuori Regione, là dove il dentista costa meno perché ha meno aggravi burocratici ed economici” conclude Seeberger.
Giuseppe Cordasco