Su un aereo un passeggero ha un arresto cardiaco, il personale di volo chiede ai presenti: “C’è un medico?”. Arriverà un giorno in cui la domanda sarà: “C’è qualcuno con la patente?”. Un giorno non troppo lontano, dal momento che un progetto di legge lega il conseguimento e il rinnovo della patente di guida a una certificazione di primo soccorso e di defibrillazione precoce (BLS-D). Un provvedimento che va avanti nell’iter di attuazione e che, potenzialmente, trasformerà in un contingente di soccorritori tutta la popolazione attiva in Italia.
Il progetto “Cardiosecurity Italia” nasce da una considerazione degli stessi medici: a un fenomeno quotidiano come i malori e le morti per arresto cardiaco si deve rispondere con un esercito di “resuscitatori”, pronti a intervenire nei pochi minuti che separano un cuore che smette di pulsare e l’irreparabile. L’idea è portata avanti da Carlo Manfredi, presidente dell’Ordine di Massa-Carrara, e da Fabio Costantino, cardiologo dell’Asl Toscana nord ovest, che per primo ha avuto l’intuizione di fare viaggiare assieme patente di guida e corso per l’uso del defibrillatore. La proposta cammina con le gambe del progetto di legge che ha come primo firmatario il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese.
UNA CORSA CONTRO IL TEMPO
In Italia un cuore smette di battere ogni 8 minuti e la chiave per rimetterlo in marcia è intervenire immediatamente. “La morte cardiaca improvvisa interessa 400mila persone ogni anno in Europa. In Italia, ogni giorno, 180 persone hanno un arresto cardiaco”, spiega Manfredi citando i dati dell’Istituto superiore di Sanità.
“È come se cadessero 2-3 aerei ogni giorno – continua il presidente – ma uno stillicidio diffuso sul territorio non fa notizia. Purtroppo le vittime sono anche i giovani, portatori di aritmie non diagnosticate, considerati in perfetta salute fino a un attimo prima”.
La strategia rimane quindi l’intervento immediato. “È necessario agire entro 8 minuti. Oltre – continua Manfredi – un paziente non si recupera più. Già dopo 5 minuti si può verificare un danno ipossico-anossico cerebrale con conseguente morte o disabilità permanenti. La metà dei soggetti colpiti da infarto miocardico acuto muore prima di arrivare in ospedale. Tra la chiamata di emergenza e l’arrivo del 118, i soccorsi sono destinati ad essere comunque tardivi. L’unica possibilità di salvare più vite in quel lasso di tempo così breve è aumentare la probabilità che sul posto ci sia già un soccorritore”.
Non devono quindi più ripetersi episodi in cui il defibrillatore c’è, ma nessuno dei presenti lo sa utilizzare. Si tratta di un compito a portata di tutti, assicura Manfredi, dal momento che “per usare un moderno defibrillatore si deve seguire un corso basilare e non si deve sapere niente di medicina. Gli apparecchi sono semi-automatici, dicono cosa fare, come un navigatore. Fanno un elettrocardiogramma e indicano all’utilizzatore se e quando premere per rilasciare la scarica salvifica per far riprendere il battito cardiaco”.
LA CAMPAGNA PER RENDERE TUTTI SOCCORRITORI
La campagna che ha come slogan “Più formi, più salvi” si veste di un significato civico. “Serve una spinta all’impegno civile attivo, un cambiamento di cultura, perché senza l’apporto di tutti non possiamo farcela”, commenta Fabio Costantino.
Per sostenere l’iniziativa, è in corso una campagna di sensibilizzazione alla quale hanno aderito testimonial vip come Renzo Arbore e il comico Giorgio Panariello, assieme ad altri personaggi dello spettacolo, cantanti, giornalisti e ovviamente medici. Il progetto, assicura il cardiologo ideatore dell’iniziativa, ha anche incassato il sostengo di diverse associazioni in campo medico, tra cui Irc (Italian resuscitation council), Gise (Società italiana di cardiologia interventistica), Arca (Associazioni regionali cardiologi ambulatoriali) e Siaarti (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia Intensiva).
LA RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA
“La proposta di legge invece – spiega Costantino – si interseca con un emendamento delega che impegna il governo ad adottare la misura nell’ambito della riforma del Codice della strada. Entro 12 mesi, come annunciato dal viceministro delle Infrasrutture e dei Trasporti, Galeazzo Bigiami, sarà reso attuativo tramite un decreto legislativo”.
“Sarà un risultato storico dal punto di vista del cambiamento culturale – conclude il cardiologo – dal momento che la patente di guida la prendono quasi tutti e perciò si moltiplicheranno enormemente le chance di salvare vite. Inoltre, alcune case automobilistiche iniziano ad andare in questa direzione, installando defibrillatori nelle auto che producono. C’è molto da fare, ma siamo sulla buona strada”.
Antioco Fois