Un fiore all’occhiello dell’industria tecnologica d’avanguardia del nostro Paese. Così potremmo definire Accurate, l’unica azienda italiana con ricerca e sviluppo nell’ambito della simulazione in medicina. Un condensato di innovazione e sperimentazione che deve la sua nascita allo spirito di intraprendenza di Patrizia Angelotti. Sorriso rassicurante e dialettica carismatica, Patrizia è una laureata in fisica che fin dall’inizio ha avuto le idee molto chiare su quello che doveva essere l’obiettivo da ottenere con la sua creatura imprenditoriale. “Io mi chiedo perché nessun pilota vola senza essere stato decine di ore su un simulatore e un medico deve invece fare le sue prime esperienze chirurgiche e cliniche mettendo direttamente le mani su un paziente?”.
É questa la prima cosa che ci dice quando la incontriamo nei moderni ambienti della Accurate nella sede di Parma. E non a caso il motto dell’azienda è: “Never the first time on a patient” (Mai la prima volta su un paziente).
“Ecco perché fin dall’inizio, la mia idea è stata quella di fornire percorsi di formazione ai medici – prosegue la manager – nella convinzione che in questo modo potessimo garantire anche la sicurezza dei pazienti, una sorta di vero e proprio servizio alla comunità”. E per farlo, viene utilizzato un campionario molto vasto di simulatori, una definizione questa, a cui alla Accurate tengono molto, visto che non amano che i propri gioiellini tecnologici su cui si sono formati e si formano migliaia di medici ogni anno, vengano banalmente definiti “manichini”.
“A CHI HAI DETTO MANICHINO?”
Si tratta, appunto, di “manichini” ingegnerizzati studiati per ridurre al minimo il confine tra simulazione e realtà. Dotati di muscoli facciali, movimenti autonomi degli arti, intelligenza artificiale per la comunicazione paziente-operatore, sistema di riconoscimento visivo e sonoro per un efficace coinvolgimento emotivo dei medici da formare. Il tutto con un livello di realismo mai visto prima.
Accurate progetta questi simulatori e nella maggior parte dei casi li assembla materialmente nella sede di Cesena, dove la società è nata nel 2010. Altre volte il lavoro viene svolto in collaborazione con un’azienda americana con sede in Florida: questa produce il manichino mentre Accurate ne fa il software. I simulatori vengono poi venduti o affittati a strutture che fanno formazione per i medici. Nei 14 anni di attività la società ha collezionato 10 brevetti e oltre 70 pubblicazioni scientifiche. Un’altra area di business dell’impresa emiliana è proprio la progettazione e realizzazione di centri di simulazione per atenei e strutture ospedaliere. Finora ne ha fatti 86 in tutta Italia.
SPINTA ALLA CRESCITA
Nel 2023 il 70 per cento di Accurate è stato acquisito da una società più grande che fa capo un fondo d’investimento, Nextalia Private Equity.
A mettere le risorse nel fondo anche l’Enpam, a fianco di altri investitori istituzionali del calibro di Banca Intesa, Unicredit e Unipol, solo per citarne qualcuno. L’obiettivo a cascata sulla società tecnologica: spingerne lo sviluppo, facendola crescere anche a livello internazionale. “Accurate rappresenta uno dei nostri investimenti più importanti collegati con lo sviluppo professionale dei nostri iscritti – dice Pierluigi Curti, direttore area investimenti finanziari di Fondazione Enpam e consigliere indipendente di Nextalia -. Si tratta di un investimento strategico, dato che la società fornisce a ospedali e università apparecchiature ad elevato contenuto innovativo, che servono a fare esperienza e pratica, e quindi a migliorare l’apprendimento e la formazione di midi medici. Un modo questo – prosegue Curti – per sostenere concretamente la crescita della professione”.
PER MEDICI E ISTITUZIONI SANITARIE
Accurate fa formazione anche direttamente. Anzi quest’attività rappresenta una quota rilevante sul fatturato dell’impresa, che complessivamente è passato da circa tre milioni di alcuni anni fa a sette milioni di euro nel 2024, con un obiettivo di 8 milioni per quest’anno. Le lezioni e le simulazioni si fanno a Parma in una struttura ad hoc chiamata Simula Hub: circa 1.000 mq, dove sembra di essere immersi in un vero e proprio ambiente ospedaliero, fin dalla reception all’inizio del percorso, che assomiglia in tutto a quella che si potrebbe incontrare in un qualsiasi nosocomio del nostro Paese.
A seguire, tre sale plenarie e ben sei sale di simulazione avanzata, con annessa regia audio e video, per poter monitorare e valutare passo dopo passo l’operato dei medici in formazione. E tutte le sale sono dotate di simulatori realizzati ognuno per specifiche necessità.
“La nostra offerta formativa – spiega Angelotti – può prevedere sia l’utilizzo di simulatori che riproducono con estrema precisione le caratteristiche anatomiche e fisiologiche del corpo umano, sia l’utilizzo di software e tecnologie avanzate per creare ambienti virtuali in cui i medici possono esercitarsi e acquisire competenze specifiche, alcuni di questi utilizzabili anche in versione 3D”.
Non sorprende dunque di poter entrare in una sala di formazione e ritrovarsi sulla scena di un incidente stradale, con tutto il corredo di immagini, suoni e rumori in cui potrà un giorno imbattersi un soccorritore giunto sul luogo a bordo di un’ambulanza. Un’offerta di altissimo livello testimoniata da numeri molto eloquenti: in 14 anni di attività Accurate ha garantito la formazione di migliaia di operatori sanitari. E se questi numeri testimoniano che i medici sembrano aver compreso l’importanza di esercitarsi su dei simulatori prima di operare direttamente pazienti reali, lo stesso concetto sembra non essere ancora del tutto chiaro alle istituzioni sanitarie e agli ospedali che, nella maggior parte dei casi, non sono disposti a finanziare e sostenere questo tipo di formazione per i propri dipendenti in camice bianco.
“I medici che si presentano da noi – sottolinea infatti Angelotti – pagano di tasca propria il costo dei corsi, e lo fanno perché vogliono avere la garanzia di poter operare sui pazienti con la massima professionalità, perché temono che fare degli errori possa poi costargli molto caro in termini etici e legali”. Un senso di responsabilità che dovrebbe essere condiviso dai datori di lavoro”.
Giuseppe Cordasco
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