In Italia sono già 6mila i medici di famiglia che per svolgere le proprie attività di assistenza sanitaria, hanno scelto di appoggiarsi a delle cooperative di servizio. Una scelta che si spiega con i tanti vantaggi che tale modalità operativa offre ai camici bianchi che la adottano.
Innanzitutto, però, è bene chiarire che appoggiarsi a una cooperativa non ha niente a che vedere con le modalità con cui è regolato il rapporto professionale con la parte pubblica. Sarà, infatti, sempre il singolo medico di famiglia a detenere la convenzione con l’Asl in qualità di libero professionista.
Doverosamente chiarito questo aspetto (le coop non erogano prestazioni mediche), andiamo a vedere praticamente che cosa può significare per un medico di famiglia appoggiarsi a una società di questo tipo. “Le cooperative mettono a disposizione le sedi, strumenti diagnostici di primo livello come ecografi, elettrocardiografi, servizi di segreteria, infermieri, servizi di pulizia degli ambulatori, reti informatiche”, spiega Maurizio Pozzi segretario provinciale di Siena della Fimmg, il maggiore sindacato dei medici di medicina generale, ma soprattutto presidente di Sanicoop, associazione che riunisce oltre il 50 per cento delle circa 150 cooperative mediche operanti nel territorio nazionale.
Si tratta in sostanza di servizi che un singolo professionista avrebbe difficoltà a organizzare individualmente, oppure che comporterebbero costi maggiori, non avendo la possibilità di sfruttare economie di scala.
Per favorire lo sviluppo di questo modello, il 22 maggio la Lega delle cooperative (di cui Sanicoop fa parte) e la Fimmg nazionale, hanno siglato un accordo che secondo i firmatari mira proprio a “valorizzare il ruolo centrale dei medici di medicina generale attraverso il supporto gestionale e organizzativo della cooperazione medica di servizio, per sviluppare la sanità territoriale, una delle maggiori necessità del nostro Paese”.
Un’iniziativa questa che si inserisce in una serie di progetti messi in campo negli ultimi tempi dalla Fimmg, tutti mirati a rilanciare proprio il ruolo del medico di famiglia.
“L’accordo con Legacoop – spiega Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg – non è in concorrenza, ma anzi, si interseca e si integra con altre nostre iniziative. Mi riferisco in particolare all’accordo con il gruppo Ferrovie dello Stato per fornire assistenza sanitaria all’interno di spazi inutilizzati nelle stazioni di piccoli comuni al di sotto di 15mila abitanti. Oppure, al progetto di Case di comunità spoke lanciato dall’Enpam che attraverso un fondo immobiliare, intende mettere a disposizione dei medici di famiglia che vorranno aggregarsi, degli immobili ristrutturati e adeguatamente adibiti a svolgere le attività sanitarie. Anzi in questo caso – aggiunge Scotti – proprio la formula della cooperativa potrebbe essere la più congeniale per sfruttare le opportunità che verranno offerte dall’iniziativa dell’Enpam”.
Giuseppe Cordasco