Sempre meno numerosi, con retribuzioni del 22% più basse rispetto alla media Ocse, non di rado con contratti a tempo determinato, e impegnati a confrontarsi con un contesto aggressivo che sempre più spesso sfocia nella violenza. Non stupisce che circa 1 su 2 soffra di burnout. È il ritratto del personale sanitario italiano che emerge dal Rapporto su Salute e Ssn dell’Osservatorio Salute, Legalità, Previdenza di Fondazione Enpam ed Eurispes.
A partire dal 2008, ricostruisce il rapporto, in Italia la crescita del personale sanitario, che si protraeva da più di 30 anni, si è arrestata. Di pari passo è aumentato il lavoro flessibile: nel 2018, nel comparto sanità si è concentrato il 45% dell’utilizzo di unità annue a tempo determinato di tutta la Pubblica amministrazione (35.481 su 79.620). Un ulteriore incremento, c’è stato negli ultimi anni, specie durante la pandemia. Così, il 52% dei medici e il 45% degli infermieri soffre di burnout.
Il fenomeno del burnout riguarda soprattutto le donne che hanno un rischio doppio rispetto ai colleghi maschi. Il personale femminile è anche vittima di circa i due terzi delle 18 mila aggressioni a danno dei sanitari e continua a scontare un forte svantaggio legato al genere: più di due terzi dei lavoratori del settore sanitario oggi sono donne, ma le posizioni dirigenziali e apicali sono ancora appannaggio degli uomini. Nel caso dei medici, per esempio, le donne rappresentano il 51,3% della professione, ma solo il 19,2% dei primari è di sesso femminile.
Intanto avanza l’innovazione: intelligenza artificiale, telemedicina, robotica promettono di rivoluzionare la medicina. “Nei cambiamenti in atto la professione medica deve riconquistare rilevanza sociale e autorevolezza”, ha affermato a questo proposito il presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti.
“Occuparsi di salute richiede un approccio olistico, intersettoriale, dinamico, nazionale e internazionale – ha sottolineato invece il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara -, ma richiede anche la capacità di calarsi, di volta in volta, in precise aree disciplinari o problematiche specifiche, al fine di osservarle, analizzarle e formulare osservazioni e proposte”.