Una tecnologia d’avanguardia e interattività che serve a formare i nuovi medici del domani e consentire a professionisti già affermati un aggiornamento continuo su tecniche e aspetti clinici, in tutta sicurezza per pazienti e operatori.
È il cuore della didattica del nuovo Simulation Center dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, inaugurato lo scorso ottobre: oltre 400 metri quadrati all’interno dell’edificio Cu.Bo dedicati alla simulazione di scenari clinici, dalla sala operatoria all’assistenza domiciliare, alla gestione di emergenze-urgenze.
DENTRO L’AZIONE
La struttura, che ha anche un ingresso indipendente rispetto all’università, è divisa in diverse aule.
Tra le più innovative e altamente tecnologiche c’è la prima sala immersiva multisensoriale d’Europa, capace di far entrare gli studenti a 360 gradi in una situazione clinica, riproducendo elementi che condizionano realmente l’operato, come calore, vento, effetti visivi e olfattivi, rumori, sollecitazioni fisiche ed emotive.
Nel caso di un incidente stradale, ad esempio, si può percepire l’odore di bruciato di una macchina andata a fuoco o raffiche di vento che infastidiscono gli operatori.
I simulatori dei pazienti possono avere un attacco cardiaco per lo shock o delle vere e proprie ferite.
La sala immersiva, spiega la responsabile del Simulation Center, l’ingegnera biomedica Carmela Conte, “ha delle potenzialità enormi perché consente l’apprendimento in modo diverso, coinvolgendo tutti i sensi. E questo certamente è ciò che più rimane nella memoria”.
PIÙ SCENARI SPECIALIZZATI
Nella sala chiamata “Domus”, invece, viene simulato l’ambiente di una stanza da letto e di un bagno all’interno di una casa per formare sul campo il personale all’assistenza domiciliare: come muovere il paziente nel letto per una medicazione, come manovrarlo in bagno per lavarlo senza farlo cadere, dove posizionare un ventilatore polmonare e così via.
Ci sono poi sale più specifiche, come quella per emodinamica, dedicata agli interventi al sistema cardiocircolatorio. E quella operatoria, dove avviene tutta la preparazione del paziente che deve subire un intervento chirurgico e del medico che deve eseguirlo.
“La preparazione del paziente è anche intesa come gestione delle urgenze, perché all’interno abbiamo un simulatore elettrificato che è un modello di persona umana che respira, ha un battito cardiaco, a cui si può fare un prelievo, si possono sentire i parametri e può anche simulare delle crisi. Può essere defibrillato, si può intubare”, aggiunge Conte.
“Ci sono gli strumenti della sala operatoria: ecografi, una macchina cuore-polmone, strumenti per effettuare la simulazione degli interventi di laparoscopia. Un simulatore di un addome in cui si possono inserire strumenti come trocar e strumenti chirurgici”.
Dopo quella operatoria c’è la sala degenza, che simula una stanza di ospedale, con i letti elettrificati, un bagno, un sollevatore e dei manichini che gli studenti possono manovrare, ai quali possono fare medicazioni o inserire cannule. E poi sale generiche, che possono essere allestite a seconda del corso che deve essere tenuto. Ad esempio, per imparare a fare prelievi, grazie a simulatori di braccia con sangue finto.
Infine, la sala regia, che consente di visualizzare e ascoltare quello che avviene nelle aule di simulazione, nonché comunicare attraverso dei microfoni.
I docenti possono verificare la registrazione, inserire dei tag e poi discutere successivamente con gli studenti com’è andata, quali errori sono stati commessi, cosa migliorare e così via.
DIDATTICA SUL CAMPO E PAZIENTI AL SICURO
Secondo la professoressa di Chirurgia generale al Campus Bio-Medico, Rossana Alloni, questo tipo di didattica privilegia la sicurezza del paziente e del docente, “due elementi importantissimi che rendono possibile imparare davvero senza la preoccupazione di farsi del male o di farne a qualcuno. E questo migliora il rapporto col paziente.
I simulatori possono avere reazioni anche scomposte, volute e studiate per mettere in crisi l’operatore. In questo modo siamo in grado di aiutare tutti i nostri colleghi ad affrontare meglio le situazioni, anche quelle che capitano raramente.
Ma quando capitano bisogna essere pronti, non può essere la prima volta”.
Oltre che a scopo puramente didattico, la sala operatoria può essere utilizzata anche per la definizione delle procedure all’interno di una la sala operatoria e tenere dei corsi specifici per professionisti già sul mercato del lavoro.
Le aziende possono portare i loro macchinari per effettuare dei training. “Il Simulation Center apre molte prospettive di crescita per la formazione ultraspecialistica di medici che vogliono approfondire alcuni aspetti della loro performance clinica.
È una formazione sul campo, che riguarda soprattutto quelle tecniche che hanno bisogno di tecnologia avanzate di tipo robotico o di navigazione computerizzate”, spiega il direttore scientifico Simulation Center per attività esterne e professore dell’università Campus Bio-Medico, Rocco Papalia.
Per il prossimo anno solare sono previsti corsi di approfondimento non solo per medici specialisti. “Siamo anche al servizio delle aziende – aggiunge – per la formazione di quelle figure professionali chiamate specialised che sono l’interfaccia fra aziende del settore e medico professionista in sala operatoria.
Un altro motivo di crescita sarà permettere a chirurghi già super performanti di aumentare le proprie capacità sulle tecniche più di nicchia che in questo momento nel panorama nazionale ed europeo vengono eseguite solo da pochi professionisti”.
Claudia Torrisi
CIAK SI CURA