L’ennesimo episodio di aggressione a medici, questa volta immortalato col telefonino, e la pressante richiesta di intervenire sul tema della violenza a danno degli operatori sanitari, hanno convinto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ad approvare la proposta di introdurre l’arresto entro 48 ore per i responsabili delle aggressioni ai camici bianchi.
Il via libera all’estensione dell’arresto in flagranza differita è arrivato lo scorso 12 settembre, in risposta alla richiesta di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri, e del presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti (vedi altro articolo).
Un appello lanciato pochi giorni fa, sull’onda emozionale che avevano suscitato le immagini che ritraevano l’ennesimo episodio di aggressione ai danni di operatori sanitari.
“Ringraziamo il Governo, e in particolare i ministri Schillaci e Nordio e il sottosegretario Marcello Gemmato” ha detto Anelli.
Il presidente della federazione ha poi aggiunto: “È necessario che ora questa attenzione si traduca in un Decreto-legge, che definisca una serie di iniziative operative e normative, a carattere d’urgenza, che comprendano, oltre a sistemi di videosorveglianza, anche procedure di controllo e regolazione degli accessi alle strutture sanitarie e sistemi a garanzia della tutela personale degli operatori”.
L’ULTIMA GOCCIA
A subire l’ultima aggressione – lo scorso 4 settembre – è stata una equipe di medici e infermieri del Policlinico Riuniti di Foggia, costretti ad asserragliarsi in una stanza d’ospedale, con scrivanie e cassettiere a bloccare la porta, per sfuggire a una folla inferocita composta dai parenti di una ragazza appena deceduta, durante un intervento chirurgico.
Questa volta però, tutto è stato immortalato dalla videocamera di uno smartphone dei sanitari coinvolti, riuscendo a impressionare l’opinione pubblica più dei dati allarmanti su un fenomeno già noto, diffusi a marzo scorso in occasione della giornata dedicata al tema istituita dalla Federazione.
In quel contesto, l’Anaao-Assomed aveva rivelato che l’81 per cento dei medici che avevano risposto al sondaggio sul tema, aveva riferito di essere stato vittima di aggressioni fisiche (il 23 per cento) o verbali (77 per cento), mentre la Cimo-Fesmed stimava in 2500 le aggressioni, denunciate, che si verificano ogni anno in sanità.
IMMAGINI DI GUERRA
Immagini forti – quelle dell’aggressione di Foggia – che da subito sono diventate virali sul web perché più simili a quelle registrate in occasione di un’irruzione violenta in un teatro di guerra, o al limite di una rapina, che a quelle provenienti un luogo di cura.
“Abbiamo anche avuto paura di morire. Quella sera abbiamo rischiato la vita”, ha raccontato alla stampa uno dei medici vittima della brutale aggressione, durante la quale sono state pronunciate anche “minacce di morte”.
“Quelle immagini sono il simbolo di una categoria che non ce la fa più” aveva commentato a caldo il segretario della Fimmg provinciale di Lecce, Salvatore Onorati. Che poi aveva aggiunto: “La misura è colma, 68mila aggressioni sono numeri da guerra. Rispetto a questo, un raid dove la folla si fa giudice e boia, significa l’assenza dello Stato”.
“Le misure annunciate – ha commentato Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed – sono deterrenti concreti per cercare di arginare nell’immediato il fenomeno delle aggressioni. Sarà però necessario esercitare i dovuti controlli per verificare azienda per azienda che le disposizioni vengano applicate e al contempo responsabilizzare le direzioni generali fornendo loro gli strumenti per creare un filtro agli accessi in ospedale da parte dei visitatori”.
m. fan
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