Nell’incantato parco alpino delle Orobie c’è un medico dentista che fa il pittore, l’affrescatore, il ceramista e lo scrittore. Fra sorrisi, tele, colori, terrecotte e libri riempie così da sempre i suoi giorni.
Da quando si è laureato, quarant’anni fa, Aldo Zecca, continua a esercitare l’odontoiatria tra le sue amate montagne, fonte di inesauribile ispirazione per le sue poliedriche creazioni artistiche.
“Ho cominciato a fare il dentista negli anni ’80 nella mia città – racconta il medico di Sondrio. Allora cominciavano a invadere la piazza i laureati in Odontoiatria (la vecchia guardia, di cui faccio parte, viene da Medicina). Un giorno mi sono messo in macchina e ho girovagato per la provincia allo scopo di trovare un posto adatto per aprire un secondo studio”.
Zecca lo trova a Dazio, un paesino di 485 abitanti. “L’ambulatorio era un ex fienile – ricorda – cui si accedeva attraverso una scala ripidissima. Non c’era il riscaldamento. Salivo con la mia assistente, Susy, mezz’ora prima dell’apertura per accendere il camino. Né c’era il telefono. La gente del paesino mi chiamava a casa”.
“In questi 40 anni – dice ancora – ho visto l’Odontoiatria fare dei grandi passi avanti, non è più inevitabile ammalarsi di piorrea e perdere tutti i denti, gli impianti sono la norma, le tecniche ortodontiche con mascherine trasparenti hanno reso meno sacrificante ogni trattamento e l’estetica è fondamentale in ogni studio dentistico”.
Oltre a restituire il sorriso ai suoi pazienti, Zecca – che ha un trascorso anche come medico di famiglia e come medico del Lavoro all’Inps – ne strappa tanti ai suoi lettori.
Ha pubblicato finora 12 libri pervasi da un umorismo intelligente e fulminante. Citiamo il primo, “Bronx subalpino”, in cui parla della sua infanzia a Sondrio e il tempo passato all’oratorio di don Giovanni, un prete carismatico che ricorda moltissimo il don Camillo di Guareschi. La sua ultima fatica invece, fresca di stampa, si intitola “Il ristorante è aperto di notte”.
L’anno prossimo tornerà a esporre “le sue montagne” a Via Margutta.
“Quando disegno, i temi che preferisco sono quelli della mia terra e delle mie montagne, quelle della Valtellina. In prevalenza, sui miei quadri appaiono gli animali: cervi, stambecchi, camosci, scoiattoli, donnole, volpi, aquile, falchi. Quando dipingo non tengo conto dei colori reali degli animali, non riscuote il mio interesse il fatto di essere aderente alla realtà. Così, un camoscio può essere blu cobalto o un’aquila color fucsia o rosa antico”.
Che cosa lo appaga davvero?
“La mia famiglia. Mia moglie Marina. I miei tre figli. Ciro è sceneggiatore; ha finito da poco di scrivere con Carlo Verdone il sequel di ‘Sotto il sole di Amalfi’, la serie più vista dai cibernauti l’anno scorso. E i gemelli Jan e Astrid che hanno fondato la fattoria ‘Terra del sole’. E, soprattutto, la mia nipotina Matilda”.
Paola Stefanucci
Le opere di Zecca: affreschi, ceramiche e quadri