Un team di ricercatori ha sviluppato un sistema basato sull’AI in grado di valutare a distanza le prestazioni motorie dei pazienti affetti da Parkinson, malattia neurologica attualmente priva di cure. Il morbo richiede valutazioni cliniche regolari per gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. L’innovazione aprirebbe dunque nuove strade per tutti i pazienti che hanno un accesso limitato alle terapie, perché ad esempio vivono in aree remote.
I ricercatori hanno arruolato 250 partecipanti da tutto il mondo, che hanno eseguito il test davanti a una webcam. Tre neurologi hanno valutato in modo indipendente i video e, successivamente, gli stessi filmati sono stati esaminati mediante algoritmi informatici.
Lo strumento rappresenta una vera rivoluzione per le valutazioni a distanza, con la possibilità di essere ampliato per consentire il monitoraggio longitudinale della progressione dei sintomi, la messa a punto del trattamento del morbo Parkinson e l’assistenza alle persone con sintomi episodici.
La ricerca è approfondita in questo articolo sul portale Tech2Doc, che però, oltre delle potenzialità, dà conto anche dei dubbi e delle considerazioni etiche su sicurezza dei dati e privacy.
Un altro studio che coinvolge l’AI riguarda la creazione di un inibitore della pompa protonica per trattare il reflusso gastroesofageo, l’esofagite e le ulcere gastriche. Una ricerca pubblicata su Communication Biology ha usato l’intelligenza artificiale per generare oltre 100 composti diversi. Tra questi, DQ-06 si è mostrato efficace nell’inibire la pompa protonica gastrica, con un’affinità di legame quasi 10 volte superiore rispetto al prototipo dei farmaci attualmente in uso.
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Che l’AI stia trasformando – e trasformerà – la sanità è indubbio. Ma in che modo gli strumenti che alimenta influenzano le percezioni dei pazienti? Un esempio è quello di ChatGpt.
Uno studio pubblicato su Journal of Digital Health, ha analizzato le opinioni di un gruppo di pazienti in trattamento per l’urolitiasi, una condizione caratterizzata dalla formazione di calcoli a carico dell’apparato urinario.
Ai pazienti, con diverso background e livello educativo anche digitale, è stato chiesto di compilare dei questionari tramite un sondaggio: il primo prima della spiegazione sulle modifiche dello stile di vita da adottare per prevenire le recidive di urolitiasi, il secondo dopo che i pazienti avevano ricevuto la spiegazione generata da ChatGpt.
I risultati dello studio hanno evidenziato come l’AI debba essere impiegata in modo da andare incontro alle esigenze dei pazienti a seconda del loro background educativo, e come il tema dell’affidabilità dei contenuti generati sia di assoluta rilevanza.
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Claudia Torrisi
Come la tecnologia potrebbe aiutare la diagnosi precoce del morbo di Parkinson