L’intelligenza artificiale generativa supplisce a “carenze di competenze, sostituendo alcune attività” e “senza politiche formative e per il lavoro rischia di produrre effetti distruttivi” sul mercato occupazionale, “spazzando via i professionisti più fragili, che svolgono attività seriali a bassa capacità cognitive”. Questo il ragionamento che l’Adepp, l’Associazione delle Casse di previdenza private, ha portato mercoledì in commissione Lavoro, alla Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva che l’organismo parlamentare sta effettuando sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro.
Un fenomeno, quello dell’intelligenza artificiale rispetto alle professioni intellettuali, che va di pari passo con la diffusione dei robot che invece “stanno rispondendo all’esigenza di avere personale in alcuni settori in sofferenza, sostituendo lavoratori” in mansioni “pesanti, a rischio, ad alta precisione, o che prevedono turni lunghi e faticosi”.
Il rappresentante dell’organismo, Francesco Verbaro, ha ricordato il numero degli iscritti agli Enti pensionistici, pari a oltre 1,7 milioni. “A parte i rischi sull’informazione – recita il testo che l’Associazione ha presentato, in occasione dell’audizione di ieri pomeriggio – certamente ci saranno impatti importanti sul lavoro, di cui vediamo da anni alcune tracce”, e “le difficoltà economiche, o logistiche nell’accedere a servizi sociali importanti come l’educazione, la sanità, l’accesso alla giustizia e altro porteranno ad una valorizzazione dell’AI, se correttamente valorizzata”, si legge ancora.
POLARIZZAZIONE DEI REDDITI
“Il fatto che la ‘generative IA’ riesca “a “rubare” alcune attività, o fasi – si legge in un passaggio del documento – fa sì che la semplice sostituibilità teorica da parte di una macchina, o algoritmo di una attività, porta ad una perdita di valore, sociale ed economico, di quella attività, che viene qualificata a basso valore umano aggiunto”. Perciò “il reddito si sposterà, così come i produttori di reddito: assisteremo ad una polarizzazione dei redditi nuova fondata sull’ottimale utilizzo dell’IA”.
“Nasceranno nuove professioni – si evidenzia, nel documento portato in audizione – sempre in termini di lavoro autonomo, che non troveranno la loro collocazione negli attuali Ordini professionali e, quindi, non verseranno i contributi nelle Casse. Se non sapremo ridisegnare le nostre Istituzioni, non riusciremo a dare adeguata rappresentanza e tutela ai nuovi lavori”, si precisa.
“Il bilancio rischierà di essere negativo per il mercato del lavoro e per le Istituzioni deputate ad erogare le prestazioni. In sistemi a ripartizione, è importante – rammenta l’Adepp – salvaguardare chi lavora e paga, quindi, i contributi. Le professioni tradizionali, soprattutto se manterranno certe regole, perderanno di attrattività di fronte ai giovani laureati. Oggi pochi e demograficamente sempre di meno nei prossimi anni”, si legge, in conclusione.