Un sms che salva la vita ad una giovane paziente. È l’estrema sintesi di una storia nata dal binomio medicina–tecnologia, da un cardiologo che crede nella telemedicina e da un alert arrivato sul suo telefonino in un giorno di festa.
La vicenda, uscita nei giorni scorsi sui giornali nazionali, risale al giorno di Ferragosto, quando Fulvio Gabbarini, responsabile dell’Aritmologia pediatrica del Regina Margherita di Torino, riceve sul suo telefono un messaggio. L’avviso d’emergenza è partito da un “loop recorder”, un chip della grandezza di uno stuzzicadenti impiantato sottopelle a una paziente 13enne, per controllare e registrare attimo per attimo ogni movimento e silenzio del suo cuore. Giulia (è il nome di fantasia che useremo per chiamare la giovane paziente) da tempo accusava malori che le causavano perdite di conoscenza. Il team dell’ospedale piemontese, ipotizzando che il problema fosse di origine cardiaca, ha deciso di tenere sotto monitoraggio costante l’adolescente.
TUTTO PRONTO PRIMA DELL’ARRIVO DEL PAZIENTE
Il cardiologo 62enne, in vacanza per quel giorno di festa, una volta ricevuto il messaggio saluta gli amici e si mette in macchina. “Ho telefonato all’ospedale, per avvisare che sarebbe arrivata una ragazzina e di prepararsi all’impianto di un pacemaker”, racconta Fulvio Gabbarini al Giornale della previdenza. “In quell’occasione il loop recorder aveva registrato una arresto cardiaco di 20 secondi e poi il cuore era ripartito da solo”, continua il cardiologo. L’apparecchio miniaturizzato, impiantato da due mesi alla ragazzina, registra il ritmo cardiaco e trasmette il tracciato a un server centrale. Le rilevazioni di ogni paziente sorvegliato da un loop recorder vengono controllate quotidianamente, ma per avere un riscontro immediato di situazioni gravi è possibile attivare la funzione di allerta sms.
“Device come questo, – spiega Gabbarini – in genere vengono utilizzati per pazienti adulti e anziani affetti da malattia ischemico-degenerativa. Nella nostra esperienza è la prima volta che un loop recorder che monitora un bambino ha trasmesso un sms di emergenza, perché nei pazienti giovani eventi come questo sono fortunatamente rari”.
Dopo alcuni giorni di osservazione dall’impianto del pacemaker, Giulia è tornata a casa e sta bene.
IL CONTRIBUTO DELLA TECNOLOGIA
“Questa vicenda – commenta il cardiologo – ci insegna che, soprattutto con i bambini, bisogna avvalersi del massimo della tecnologia a disposizione e che con il monitoraggio remoto di device impiantatili, come pacemaker, defribrillatori e loop recorder, si può intervenire prima e meglio di quanto non si possa fare in ospedale”. Interpellare la tecnologia, infatti, per Gabbarini significa trattare un paziente prima ancora che si presenti una situazione critica, “anche 4-5 giorni prima dei sintomi”.
“Dalla fase del Covid – aggiunge il medico – la telemedicina è stato un asso nella manica, che ci permette di controllare i ragazzini senza che venissero in ospedale. Un vantaggio in termini di cure per il paziente e di ottimizzazione delle risorse per la sanità pubblica. Ad ora il Ssn ci rimborsa per 4 controlli l’anno per ogni paziente. Arrivare a questo punto è stato già un traguardo, anche sul piano del riconoscimento del valore della telemedicina, ma spero che si prosegua su questa linea e l’uso della medicina digitale venga sempre più riconosciuto come utile e necessario anche dalle istituzioni”.
Antioco Fois