Nel 2024 la Quota A aumenta, ma un libero professionista con un reddito di 10mila euro pagherà gli stessi contributi sborsati quest’anno.
Sembrerebbe strano, ma è una conseguenza pratica dell’applicazione del principio dei vasi comunicanti tra Quota A e Quota B.
La Quota A infatti incide sulla Quota B. Vediamo come.
COSA DICE IL REGOLAMENTO
In sostanza, pagando più Quota A si alza anche il tetto di reddito professionale già coperto da contribuzione, oltre il quale si devono poi pagare i contributi di Quota B.
Per i liberi professionisti che hanno meno di 40 anni, il pagamento della Quota A ‘esonera’ da quello dei contributi sul reddito di Quota B (2021) fino ai 4.373,03 euro (al netto delle spese sostenute per produrlo),
Per chi ha più di 40 anni invece (età a partire dalla quale si paga la Quota A per intero), lo stesso tetto di reddito sale a 8.076,21 euro, anche in questo caso al netto delle spese sostenute per produrlo.
Attenzione però: questi importi possono variare se l’iscrizione all’Albo o la cancellazione o infine il pensionamento sono avvenuti in corso d’anno.
Ad esempio, se un medico o dentista che fa libera professione ha un reddito di 10mila euro, sui primi 8.891 euro, ad oggi, non paga la Quota B.
VASI COMUNICANTI
Con l’aumento appena ratificato in Assemblea nazionale, lo stesso medico pagherà un contributo di Quota A più alto – che gli copre un reddito assoggettato maggiore – e però pagherà meno di Quota B, perché l’imponibile collegato alla sua attività libero-professionale sarà diminuito.
Quindi, per il singolo che ha un reddito di 10mila euro imponibile presso la Quota B, non cambierebbe assolutamente niente in termini di esborso economico, perché la somma complessiva che versava prima è la stessa che verserà il prossimo anno.