Una buona comunicazione è alla base dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente. Partendo da questo presupposto, i medici in formazione alla Scuola di specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma sono tornati sui banchi per imparare la lingua dei segni.
Si chiama Lis, la lingua italiana dei segni, la nuova materia che i futuri medici di pronto soccorso potranno studiare per imparare a rapportarsi in maniera più funzionale al paziente sordo in una situazione di emergenza e urgenza.
“Ci capita spesso di incontrare questa tipologia di paziente con il quale si rendono necessarie le migliori competenze per comunicare al meglio”, spiega al Giornale della previdenza Tiziana Meschi, direttore della scuola di specializzazione e del dipartimento geriatrico–riabilitativo dell’ospedale di Parma.
“Imparare la Lis significa imparare una nuova lingua, quindi per il medico vuole dire ampliare le proprie competenze professionali e gli strumenti a propria disposizione”, continua la docente universitaria, che racconta come il progetto sia stato accolto con entusiasmo dai medici in formazione e le prime lezioni abbiano contato la frequenza anche di medici strutturati.
Con le lezioni di Lis i camici bianchi possono addentrarsi nella logica di una nuova lingua, che ha proprie regole grammaticali e sintattiche, e imparare a interagire con i pazienti, per chiedere loro informazioni sullo stato di salute, sulle terapie assunte o sulle allergie di cui soffrono.
Oltre alle lezioni di lingua vere e proprie, durante gli incontri i medici si stanno misurando con le difficoltà comunicative che si incontrano quando il paziente da assistere è affetto da sordità. “Per i sordi – sottolinea Tiziana Meschi – la difficoltà di comunicare con gli operatori sanitari è ancora un grande ostacolo. Da qui l’importanza che medici e infermieri conoscano le principali barriere comunicative del paziente sordo per superarne le difficoltà”.
Af