I sogni di un ragazzo di 23 anni si sono interrotti la sera di un anno fa, infranti e portati su un letto di ospedale da venti chili di metallo piovuti dal cielo.
Era una sera come tante quella del 21 gennaio dello scorso anno. Un sabato sera e Mauro Glorioso, palermitano, studente di Medicina al quinto anno, era in fila per entrare alla discoteca The Beach, lungo i Murazzi a Torino. Il sogno di indossare il camice l’aveva portato cinque anni prima dalla Sicilia al Piemonte, con il suo bagaglio di sogni e speranze. E al tempo lo scriveva con fierezza sui social, annunciando il suo trasferimento a Torino e l’inizio degli studi alla Facoltà di medicina, sancito in un post come pietra miliare di un percorso ancora da percorrere. Poi foto di vacanze in montagna, viaggi con gli amici, rientri a casa per le feste. Istantanee della vita di un ventenne, interrotta in una nottata di festa su una banchina lungo il Po.
Quella sera le lezioni del primo semestre erano già finite, per dare spazio alla pausa che precede la sessione di esame del penultimo anno di corso. Mauro era lì in mezzo, tra amici, colleghi, ragazzi della sua età. Un attimo dopo era a terra, travolto da una da una bicicletta elettrica scagliata da una balaustra, che l’ha colpito in testa dopo un volo di oltre dieci metri, fracassandogli due vertebre e negandogli per sempre l’uso delle gambe e delle mani.
IL CASO GIUDIZIARIO
Un attimo dopo il ferimento Mauro non si può muovere, gli amici lo assistono fino all’arrivo dell’ambulanza e delle forze dell’ordine. Il ragazzo viene trasportato in ospedale, per giorni si cercheranno i responsabili di quel gesto scelerato. Appelli delle forze dell’ordine, sit-in in degli amici, per chiedere di farsi avanti a quanti avesse visto qualcosa. Di rivelare un dettaglio, un volto, un indumento di chi stava sopra la balconata di Lungo Po Cadorna e aveva fatto piovere dall’alto quella maledetta bici elettrica, scagliata da lassù per gioco o per noia. Chi era al di là del parapetto avrà finalmente un volto definito grazie alle immagini delle telecamere di sorveglia di un distributore automatico, acquisite durante le indagini. Il filmato ha restituito i volti sorridenti di un gruppetto di amici che si baciavano e si scattavano selfie. “Il loro divertimento vale più della vita di uno sconosciuto”, scrissero all’epoca i giudici del Riesame, di rimando a quelle immagini desolanti di chi sembra mostrare noncuranza per le conseguenze delle proprie azioni.
Per i tre ragazzi minorenni del gruppo è stata già pronunciata una condanna in primo grado. Pene dai 6 ai 9 anni ha stabilito il tribunale per i minori di Torino, che ha giudicato con i benefici previsti dal rito abbreviato. Un altro ragazzo e una ragazza, appena maggiorenni all’epoca dei fatti, attendono il processo dopo il recente rinvio a giudizio del gup di Torino, che ha rigettato la richiesta di giustizia ripartiva. Un percorso che avrebbe tentato la riconciliazione tra gli imputati e il ragazzo ferito, al quale si era opposta anche la famiglia dello studente ferito.
Per il giovane, imputato di tentato omicidio aggravato dai futili motivi, il processo con rito abbreviato si aprirà il 29 febbraio. Per la ragazza, che dovrà rispondere dell’accusa di concorso morale in tentato omicidio, il rito ordinario è stato messo in calendario per il prossimo 2 luglio.
LA RIVINCITA DI MAURO
Adesso, a distanza di un anno, Mauro Glorioso lotta per riprendersi la sua vita.
Quella bicicletta che gli è piombata addosso con tutto il proprio peso di telaio e batteria, l’aveva trascinato in condizioni gravissime al reparto di terapia intensiva del Cto di Torino e poi all’Unità spinale del Niguarda di Milano. Mesi di cure, di lotta, di dolore.
Al momento dell’incidente, il giovane studente di medicina si era iscritto all’Enpam da nemmeno un mese e adesso è assistito con una pensione di invalidità assoluta e permanente. “Mauro mi aveva detto che poteva iscriversi all’Enpam già da studente. Lo aveva saputo dai suoi colleghi universitari e gli avevo dato il mio parere favorevole. Anche se non avremmo mai pensato di essere beneficiari di questa opportunità”. Sono riflessioni amare, pesate una parola alla volta, quelle di Giuseppe Glorioso, padre del ragazzo, che parla al Giornale della previdenza tra un silenzio e un sospiro.
La rivincita di Mauro è stata tornare all’università, anche solo per un giorno, a dicembre, per i festeggiamenti per la fine delle lezioni. Le foto sul profilo Instagram di un collega di corso lo ritraggono in camice, sorridente, con il fonendoscopio adagiato sul collo, in mezzo a una fiumana di ragazzi in divisa bianca, pronti ad affrontare l’ultimo semestre prima della laurea. In mezzo a loro, anche i compagni che erano al suo fianco sulla banchina dei Murazzi nella notte di un anno fa. “Dal 2018 ad oggi, è stato un battito di ciglia (o quasi)”, scrive lo studente che ha postato le foto su Instagram.
Per il giovane di Palermo il tempo si è fermato. Ha dovuto mettere in pausa gli studi universitari, affrontare un lungo ricovero ospedaliero, la riabilitazione e il ritorno a casa, in Sicilia assieme ai genitori. Ha compiuto 24 anni, resta la speranza di una vita ancora da vivere.
Af