Come ogni anno è stato pubblicato l’Osservatorio statistico sulle pensioni erogate dall’Inps. In questa prima fase viene esclusa la Gestione dipendenti pubblici. Il compendio riporta i dati delle pensioni vigenti al 1° gennaio 2025 e delle pensioni nuove liquidate nel 2024.
I DATI DELL’OSSERVATORIO
Nel 2024 sono state liquidate 1.434.086 pensioni delle quali il 50,7% di natura previdenziale. Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove pensioni liquidate del 2024, ammontano a 15,1 miliardi di euro, che rappresentano circa il 6 per cento dell’importo complessivo annuo in pagamento al primo gennaio 2025.
L’importo complessivo annuo è pari a 253,9 miliardi di euro di cui 226,6 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 27,3 miliardi da quelle assistenziali. Il 46,4 per cento delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati delle quali quella di maggior rilievo è il Fondo pensioni lavoratori dipendenti che gestisce il 43,8 per cento del complesso delle pensioni erogate e il 57,2 per cento degli importi in pagamento.
Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28,1 per cento delle pensioni per un importo in pagamento del 24,6 per cento. Mentre le gestioni assistenziali erogano il 23,9 per cento delle prestazioni con un importo in pagamento pari al 10,8 per cento del totale. Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 69,5 per cento da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (57,3 per cento) erogate a soggetti di sesso maschile. Analizzando le sottocategorie si evidenzia che circa il 73,4 per cento delle pensioni di anzianità/anticipate sono erogate a soggetti di sesso maschile, mentre tale percentuale si abbassa al 38,8 per cento per le pensioni della sottocategoria vecchiaia.
Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 20,6 per cento da pensioni e assegni sociali di cui il 38,1 per cento erogate a soggetti di sesso maschile. Il restante 79,4 per cento delle prestazioni sono erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità. Di queste ultime l’indice di mascolinità è del 42 per cento.
È da rilevare che le prestazioni di tipo assistenziale presentano un tasso di mascolinità costantemente inferiore al 50 per cento. Il fenomeno potrebbe essere attribuito ad una maggiore presenza delle donne nelle classi di età più avanzata (con maggior rischio di invalidità) insieme ad una maggiore esposizione alla povertà. Infatti molte donne, in età avanzata, non hanno avuto versamenti sufficienti per la maturazione di una prestazione previdenziale.
PENSIONI DI VECCHIAIA IN FRENATA
Le pensioni di vecchiaia, per effetto delle riforme pensionistiche realizzate con l’incremento della età anagrafica e dei contributi necessari, mostrano, negli ultimi anni, un rallentamento dovuto anche alla graduale attenuazione dei benefici apportati da quota 100, 102, 103 e opzione donna.
Dall’analisi della distribuzione territoriale si rileva che l’area geografica che registra la percentuale più alta di prestazioni pensionistiche al primo gennaio 2025 è l’Italia settentrionale con il 47,8 per cento. Al Centro viene erogato il 19,3 per cento delle pensioni, mentre in Italia meridionale e nelle isole il 30,9 per cento. Il restante 2 per cento (368.626 pensioni) viene erogato a soggetti residenti all’estero.
Esaminando gli importi erogati ai residenti in Italia, si osserva che il 55,9 per cento delle somme stanziate ad inizio anno sono destinate all’Italia settentrionale (per la categoria vecchiaia la percentuale passa al 60,4 per cento), il 24,4 per cento all’Italia meridionale e le isole (per la categoria pensioni e assegni sociali la percentuale passa al 56,3 per cento), il 19,7 per cento all’Italia centrale.
L’Istituto eroga, inoltre, 399 milioni di euro a soggetti residenti all’estero. Analizzando la distribuzione per classi di importo mensile delle pensioni, escludendo la Gestione dipendenti pubblici, si osserva una forte concentrazione nelle classi basse. Infatti, oltre il 53,5 per cento delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro e riguardano 9.612.956 di pensionati. Questa percentuale, per le donne, raggiunge addirittura il 64,1 per cento. Tali dati indicano, chiaramente, una diffusa condizione di “povertà”.
Claudio Testuzza