Il quadro attuale del Welfare dal punto di vista del pubblico e le prospettive future tra pubblico e privato, il welfare aziendale e quello contrattuale, la previdenza pubblica e privatizzata, i fondi pensione, la sfida della parità di genere, il welfare in Europa, questi alcuni degli argomenti del convegno ‘Il welfare del futuro’ tenuto a Palazzo Giustiniani e promosso dal gruppo parlamentare di Forza Italia a Palazzo Madama in cui è intervenuto Alberto Oliveti nella veste di presidente dell’Adepp, l’associazione delle Casse previdenziali privatizzate.
Il suo intervento ha avuto come filo conduttore lo sviluppo ma anche la salvaguardia della professione che riveste un ruolo fondamentale anche in termini di sostenibilità del sistema previdenziale. Oliveti ha sottolineato come non ci possa essere una buona provvidenza se non c’è un buon lavoro, ma anche che non ci possa essere un buon lavoro se non c’è un buon sistema di welfare integrato a sopportarlo.
IL SISTEMA ADEPP
Il sistema cassa previdenziale privatizzata italiana è rappresentato da 19 Casse e da un milione seicento mila iscritti legati alle professioni ordinistiche: medici, (Oliveti, in particolare li rappresenta), architetti ingegneri avvocati e commercialisti consulenti del lavoro.
Eroga mezzo milione di pensioni, quasi tredici miliardi di contributi incassati dal reddito da lavoro, otto miliardi e mezzo d’ uscite per prestazioni di tipo pensionistico di tipo previdenziale ma anche di tipo di welfare. Il patrimonio, a garanzia, arriva a centoquattordici miliardi e mezzo attualmente. E probabilmente quest’ anno arriverà sopra i centoventi miliardi.
Tuttavia – ha proseguito Oliveti – negli ultimi anni, abbiamo assistito a un calo dei redditi di molti professionisti. Negli ultimi cinque anni si è avuta una perdita del potere d’acquisto dell’8%. Con una situazione grave specie per le dottoresse che guadagnano sino al 40 per cento in meno dei propri colleghi.
Ma c’è anche un altro problema. Quello legato oggettivamente all’ impatto dell’intelligenza artificiale che doveva essere un amplificatore delle competenze e delle conoscenze e quindi un enorme aiuto, ma che potrebbe condurre alla perdita distruttiva di lavoro anche dal punto di vista intellettuale.
Come Casse si cerca di dare una risposta al di là di fare bene la funzione di erogare pensioni alla fine della fase lavorativa e nella fase posto lavorativa di dare sostegno al bisogno, ma anche nella formazione. Cerchiamo di entrare soprattutto nelle tre grandi aree: quella della salute e sanità, quella della famiglia e quella della capacità professionale quindi dallo studio e della formazione permanente.
Per i più giovani è stata promossa, come Enpam, la possibilità di iscrizione alla Cassa anche agli studenti del V° e V° anno di corso. Per la vita familiare sosteniamo non solo la maternità ma anche il ruolo genitoriale. Aiutiamo i giovani professionisti con supporti finanziari e prestito d’onore. Agli anziani indirizziamo sostegni economici e soprattutto assistenziali e sanitari, come la copertura assicurativa in caso di malattie invalidanti.
Tutto questo a dimostrare un approccio integrato che non solo risponde alle esigenze immediate e importanti emergenti degli iscritti ma può contribuire a dare un senso di appartenenza e di sicurezza nel lungo termine.
Claudio Testuzza