Ho letto la risposta data al collega che chiedeva se potesse fare libera professione senza partita Iva. Il mio commercialista invece mi dice che posso emettere ricevute fino a 5mila euro all’anno senza partita Iva, non avendo ambulatorio o studio medico e per visite domiciliari occasionali. È corretta questa interpretazione?
Antonio D’Apote
Gentile Dottore,
per la previdenza l’avere o meno la partita Iva non fa differenza. Nel regolamento del Fondo di previdenza generale dell’Enpam infatti è scritto: “Sono imponibili presso la Quota B i redditi, i compensi, gli utili, gli emolumenti derivanti dallo svolgimento, in qualunque forma, dell’attività medica e odontoiatrica o di attività comunque attribuita all’iscritto in ragione della particolare competenza professionale” (articolo 3, comma 2). Quindi tutte le attività riconducibili alla professione medica sono comunque soggette alla Quota B, indipendentemente da come siano state inquadrate dal punto di vista fiscale.
La necessità di avere la partita Iva per esercitare la libera professione è un requisito fiscale.
Su questo è intervenuta l’Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 41 del 15 luglio 2020. In sostanza per i professionisti iscritti a un albo le attività tipiche della professione non possono essere considerate frutto di occasionalità. I medici, dunque, non sono lavoratori occasionali proprio in virtù della loro iscrizione a un Ordine professionale.
Le consigliamo di confrontarsi su questo con il suo commercialista.
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N.B. Le risposte sono curate dalla redazione del Giornale della Previdenza dei Medici e degli Odontoiatri e non riflettono necessariamente il punto di vista dell’editore Fondazione Enpam.