Per darvi qualche consiglio per partecipare al concorso “Animali in azione”, o anche solo per ispirarvi, abbiamo parlato con Alessandro Tiraboschi, docente della Canon Academy, che da anni guida gli appassionati di questa tecnica a “caccia” di scatti in parchi naturalistici del Piemonte e non solo.
Cosa rende questa disciplina così speciale? “La fotografia naturalistica ha una forte componente emotiva ed estetica. Unisce l’arte alla scienza, richiedendo sia sensibilità artistica che una buona conoscenza della fauna e della flora. È apprezzata perché permette di avvicinare le persone alla natura, sensibilizzandole sulla sua bellezza e fragilità. Inoltre, ha un valore educativo e, in alcuni casi, scientifico: molte immagini vengono usate per studiare il comportamento degli animali o monitorare l’ecosistema. E comunque è una bellissima scusa per passare del tempo in mezzo alla natura in posti bellissimi”.
Quali sono le tecniche fondamentali? “Prima di tutto è necessaria una buona conoscenza del soggetto che desideriamo fotografare, che significa prevederne il comportamento e, soprattutto, rispettarlo. Una fotografia realizzata senza il rispetto del soggetto non ha alcun valore, almeno per me. Un altro aspetto che fa la differenza è la conoscenza della luce e della composizione. Bisogna saper sfruttare quella naturale, specialmente nelle ore d’oro, cioè all’alba e al tramonto, quando le ombre sono più morbide e i colori più caldi. La regola dei terzi aiuta a bilanciare la composizione, mentre la prospettiva giusta può rendere un’immagine più coinvolgente. Un altro aspetto chiave è la pazienza: spesso bisogna saper aspettare a lungo per ottenere lo scatto perfetto”.
Quali impostazioni fotografiche consigliate? “In generale, è fondamentale usare tempi di scatto veloci, almeno 1/1000s o superiori, per evitare il mosso, anche se in alcuni casi può essere un effetto apprezzato. La tecnica da utilizzare è molto simile a quella usata per la fotografia sportiva. La regola indica che il valore Iso debba essere il più basso possibile per mantenere una buona qualità dell’immagine tenendo presente che, pur operando all’aperto, l’animale può trovarsi in zone d’ombra dove la luce è più scarsa. L’apertura del diaframma dipende dal soggetto: per isolare un animale dallo sfondo è preferibile un valore basso (f/2.8-f/5.6), mentre per paesaggi ampi si usa un diaframma chiuso (f/8-f/16). Infine, l’autofocus continuo (AI Servo su Canon) aiuta a mantenere il soggetto nitido in movimento. Le scelte in quest’ambito variano a seconda di ciò che desideriamo enfatizzare o evidenziare nella fotografia”.
Quali sono le attrezzature indispensabili? “Possiamo utilizzare dal grandangolo a super tele. Per la fotografia di fauna selvatica, se non si è molto esperti, è bene utilizzare un teleobiettivo da 300mm o più. La lunghezza focale è essenziale per catturare gli animali senza disturbarli. Un treppiede stabile aiuta a scattare con basse velocità senza il rischio di vibrazioni, specialmente in condizioni di luce scarsa. È inutile acquistare un’ottica del valore di migliaia di euro e poi utilizzare un treppiede instabile. Se praticando la fotografia naturalistica ci spostiamo, può essere utile un monopiede per aver un supporto stabile e una maggiore mobilità. Non dimenticare uno zaino comodo e resistente, filtri polarizzatori per ridurre i riflessi e un abbigliamento adeguato per stare all’aperto oltre a un seggiolino portatile, molto utile nelle attese”.
Quali errori comuni da evitare? “Uno dei più frequenti è nell’approccio agli animali: avvicinarsi troppo può spaventarli e alterare il loro comportamento naturale. Abitualmente, si dovrebbero individuare i soggetti a distanza di sicurezza e di comfort per poi decidere come e in che orari fotografarli. Molti animali sono abitudinari e frequentano spesso le stesse aree. Poi c’è la tendenza a non controllare l’esposizione e il bilanciamento del bianco, perché presi dalla frenesia dello scatto. Sottovalutare questo aspetto può compromettere la resa cromatica. Piuttosto, se siete alle prime armi, impostate la macchina sulla priorità di tempi, un modo per portare a casa un buon scatto, ma l’impostazione manuale è sempre quella che ci permette il totale controllo della nostra immagine. Un altro errore è trascurare la composizione ponendo il soggetto, esclusivamente, al centro del fotogramma. Talvolta, spostando il soggetto, è possibile realizzare un’immagine dinamica. Inoltre, non bisogna sottovalutare la post-produzione: Lo sviluppo del file RAW è fondamentale per migliorare la nostra fotografia”.
A proposito di post-produzione, quanto è importante e quando è consigliata? “Qualunque fotografia dovrebbe essere realizzata in modo perfetto in fase di scatto, questa è la regola che purtroppo oggi è stata un po’ dimenticata. È opinione di molti che la post produzione, in un secondo tempo, aggiusta tutto. Non è così. Oggi è quasi determinante, soprattutto se fotografiamo un RAW (cosa che consiglio di fare sempre), ma deve essere usata con moderazione per mantenere l’autenticità dello scatto. Gli interventi riguardano la correzione dei valori tonali, il bilanciamento del bianco e un leggero miglioramento della nitidezza. Anche il ritaglio può essere utile per la composizione. Tuttavia, è fondamentale non esagerare con saturazione e contrasto. L’obiettivo è documentare la realtà, la post-produzione deve servire a esaltare lo scatto senza snaturarlo”.
Un ultimo pensiero sull’importanza del rispetto dell’ambiente. “Il rispetto dell’ambiente è una responsabilità di ogni fotografo naturalista. Non bisogna mai interferire con la fauna, usare richiami sonori artificiali o danneggiare la natura per ottenere uno scatto. Piuttosto, è meglio installare capanni portatili o costruirne in loco con rami secchi e altri materiali naturali, accertandosi che nell’area prescelta sia consentito. Nei parchi nazionali, ad esempio, non è possibile, a meno che non siano già installati dall’ente di gestione. I capanni nascondono la nostra presenza facilitando la possibilità di realizzare scatti interessanti. La fotografia naturalistica deve essere un modo per documentare, non per disturbare. Il miglior fotografo è quello che lascia limita a lasciare le impronte delle scarpe, portandosi a casa le sole immagini e i rifiuti che produce”.
Aspettiamo di vedere le vostre fotografie.
Norberto Maccagno
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