Autrice di un’“incessante campagna denigratoria”: per questo la dottoressa Ernesta Adele Marando è stata condannata dal Tribunale penale di Roma per il reato di diffamazione aggravata nei confronti del presidente dell’Enpam Alberto Oliveti.
Nella sentenza il giudice ha parlato di “persecuzione mediatica” nei confronti di Oliveti, con “ricadute sia nella vita professionale sia in quella privata”.
Marando è stata condannata a mille euro di multa e a oltre 20mila euro fra provvisionale e rimborso delle spese legali, per un’“incessante campagna diffamatoria” condotta attraverso Facebook e un suo blog, registrato come testata giornalistica.
In una lunga serie di post, il presidente dell’Enpam veniva ingiustamente “tacciato di collusioni corruttive” di “condotte di spregiudicata malversazione” mediante “un sistema di clientelismo e malaffare”. Addirittura Oliveti veniva dipinto come la causa delle sventure dell’”onesto magistrato Michele Nardi” (noto alle cronache per tutt’altre vicende, già condannato in via definitiva e destituito dalla magistratura).
“Le gravissime esternazioni della Marando difettano del requisito della verità”, ha stabilito il giudice, che ha contestato la “pubblicazione di notizie non vere, perché smentite dalla verità processualmente accertata ma anche esorbitanti da qualsivoglia crisma di ragionevolezza e che si atteggiano a mere invettive, false e gratuite”; “esternazioni che hanno ampiamente travalicato, anche per il loro carattere sistematico, se non ossessivo, i limiti della continenza espressiva”.
Il giudice ha evidenziato che la Marando “ha pubblicato scritti in cui propone al lettore notizie inquinate dalla propria opinione, soprattutto quando la valutazione delle vicende e dei personaggi delle stesse viene fornita subdolamente mediante una rappresentazione dei fatti apparentemente neutra e dubitativa ma sapientemente connotata nei termini voluti dalla scrivente che offre la sua chiave di lettura in cui l’elemento denigratorio, la tendenza alla ambiguità, con conseguente travisamento dei fatti, prevalgono nettamente sulla notizia stessa che decade a semplice pretesto per gettare discredito su Oliveti Alberto.”
“La persecuzione mediatica di cui è stato vittima si commenta da sola”, si legge nella sentenza n. 386/2025, che ha negato alla Marando ogni attenuante.
“L’imputata – si legge nel provvedimento – non appare meritevole delle circostanze attenuanti generiche in quanto non risulta avere ancora compreso il disvalore della sua condotta”.