Il decreto legislativo numero 192 del dicembre 2024 è intervenuto sulla problematica fiscale relativa ai contributi ai fondi sanitari integrativi e alle Casse o Enti di assistenza con il proposito di armonizzare il settore e salvaguardarne l’attività.
La differenza tra i “Fondi sanitari integrativi” e gli “Enti o Casse aventi esclusivamente a fine assistenziale” consiste nel fatto che i primi, (Fondi di tipo A), sono finalizzati all’erogazione di prestazioni non comprese nei livelli essenziali di assistenza (prestazioni integrative), mentre i secondi, (Fondi di tipo B), possono finanziare anche prestazioni sostitutive rispetto a quelle già erogate dal Servizio sanitario nazionale.
Prima del decreto 192 e fino al 31 dicembre 2024, i contributi versati ai Fondi A (così detti Doc) erano deducibili dal reddito sino a un massimo di 3.615,20 euro.
I contributi versati dal datore di lavoro o dallo stesso lavoratore, grazie a contratti o accordi fra parti, ai Fondi di secondo tipo B (così detti non Doc) non concorrevano alla formazione del reddito di lavoro per un importo non superiore ai 3.615,20 euro.
Con l’ingresso del decreto ministeriale i contributi versati all’una e all’altra tipologia sono deducibili entro la soglia complessiva di 3.615,29 euro.
La nuova formulazione degli articoli, applicabile alle componenti reddituali percepiti a decorrere dal 1° gennaio 2025, collega il beneficio fiscale all’iscrizione all’Anagrafe dei Fondi sanitari e alla circostanza che i Fondi stessi operino secondo i principi di mutualità e solidarietà tra gli iscritti.
Secondo dati Istat sono circa 16 milioni i lavoratori, in Italia, iscritti ad uno dei 324 Fondi integrativi.
Lo scorso anno, il ministero della Salute ha pubblicato il terzo “Rapporto sull’assistenza integrativa in Italia” sulla base dei dati dello specifico “Osservatorio nazionale permanente dei Fondi Sanitari Integrativi”, introdotto dal 2022.
Osservando i dati trasmessi dai Fondi sanitari negli ultimi anni, che hanno ricevuto l’attestato di iscrizione all’anagrafe dei Fondi, il rapporto conferma il divario quantitativo fra le due tipologie, con netta prevalenza degli Enti, Casse e Società di Mutuo Soccorso.
In relazione al numero degli iscritti ai Fondi sanitari, si rileva un crescente e costante aumento che trova corrispondenza con l’incremento dei volumi di spesa sostenuti per tutte le prestazioni (Lea e integrative ai Lea).
In riferimento ai volumi di spesa che i Fondi sanitari (tipologia A e B) hanno dichiarato negli anni 2021, 2022 e 2023, risulta confermato che sono gli Enti, Casse e SMS a destinare maggiori risorse economiche per erogare prestazioni ai propri iscritti.
Negli anni 2021/23 gli Enti, Casse e Società di Mutuo Soccorso, hanno speso più di 3 miliardi di euro complessivi per l’assistenza sanitaria, di cui un terzo dedicati alle prestazioni integrative dei LEA.
Inoltre, sempre negli stessi anni di riferimento, sono aumentati i volumi di spesa per le prestazioni sostitutive al Ssn e, parallelamente, è aumentato il numero degli iscritti.
In particolare, nel corso degli anni la tipologia A di Fondi sanitari ha utilizzato un volume di risorse nettamente inferiore a quelli di tipologia B, che sono più numerosi.
Dall’analisi dei costi sostenuti per le prestazioni integrative ai Lea, erogate da Fondi sanitari di tipologia B, negli anni fiscali 2020, 2021 e 2022, si evidenzia un’importante prevalenza per quelli relativi all’assistenza odontoiatrica rispetto a quelli rivolti alle prestazioni sociosanitarie (sanitarie a rilevanza sociale e sociali a rilevanza sanitaria) e a quelli per le prestazioni finalizzate al recupero della salute.
La maggior parte delle prestazioni che riguardano cure odontoiatriche, sono rilevabili sia nella categoria A che B.
Nel triennio 2020-2022, sottolinea il rapporto del Ministero della Salute, i Fondi di tipologia A hanno destinato quasi esclusivamente (il 99 per cento) le proprie risorse alle prestazioni odontoiatriche, confermando l’importanza di questo settore per gli iscritti. In particolare, la spesa totale per le prestazioni odontoiatriche è stata di 5.5 milioni di euro.
Nei Fondi di tipologia B, nel 2021, la spesa per le prestazioni odontoiatriche è aumentata di circa 50 milioni di euro rispetto al 2020, raggiungendo i 672 milioni di euro.
Nel 2022, tale spesa ha continuato a crescere, con un incremento di poco più di 40 milioni di euro rispetto all’anno precedente, arrivando a un totale di 713 milioni di euro.
Claudio Testuzza