Dotate di tenacia per rompere schemi e pregiudizi, sono molte le donne che hanno lasciato il segno nella storia della medicina. Ecco un breve ritratto di sei donne pioniere della professione medica e della ricerca in medicina.
Agnodice: vissuta ad Atene nel IV secolo a.C. è annoverata come prima medica della Storia. Allieva di Erofilo, insigne anatomista, fondatore della scuola medica di Alessandria, pratica l’ostetrica e la ginecologia. Siccome alle donne nell’Antica Grecia non era concesso l’accesso alla professione medica, Agnodice si travestiva da uomo per visitare le sue pazienti. Scoperta, condotta davanti all’Aeropago e condannata, viene liberata grazie alle proteste delle donne ateniesi. Otterrà anche l’abolizione della legge che aveva determinato la sua condanna.
Ernestina Paper: nata a Odessa nel 1846, in un’agiata famiglia ebraica di origine russa, Ernestina Puritz-Manassé, coniugata Paper, è la prima laureata in Medicina del Regno d’Italia. Terminati gli studi scolastici, a ventun’anni si trasferisce a Zurigo dove l’università aveva appena spalancato le porte alle donne, mentre nell’impero zarista vigeva il divieto assoluto di accesso per le donne. Si laurea a 29 anni all’Istituto di Studi Superiori Fiorentini e apre nel capoluogo toscano un ambulatorio privato “per malattie delle donne e dei bambini” al civico 12 di via Venezia. Vivrà fino al 1926.
Anna Kuliscioff: classe 1854. Nata a Moskaja da una benestante famiglia di mercanti ebrei, dotata di una superba intelligenza, viene incoraggiata a studiare dai genitori. Si traferisce in Italia, poiché in Russia alle donne era proibito l’accesso all’università. Nel 1888 si laurea, inizia a lavorare a Milano nei quartieri più miseri della città, dove è chiamata la “dottora dei poveri”. Nel 1891 insieme a Filippo Turati, fonda la rivista “Critica sociale”, dalle cui colonne perora molte cause, a cominciare dal riscatto delle donne e dal suffragio universale. Vivrà fino al 1925.
Maria Montessori: nata a Chiaravalle nel 1870, si laurea a Roma a 26 anni. Il suo nome sarà indissolubilmente legato al metodo didattico da lei inventato, adottato in migliaia di istituti scolastici dall’infanzia in su, in tutto il mondo. Nel 1907 apre la prima Casa dei bambini a Roma, nel quartiere San Lorenzo, per i figli delle famiglie operaie. Nel 1924 Mussolini introduce il Metodo Montessori nelle scuole italiane. Nel ’34 lascia l’Italia, prima per la Spagna, poi per l’Inghilterra e infine l’India, dove si ferma. Torna in Europa nel ’46. Si succedono anni di attività frenetica, per diffondere la sua prassi educativa nel Vecchio Continente. Vivrà fino al 1952.
Rita Levi-Montalcini: nata a Torino nel 1912, in una famiglia di origine ebraica sefardita, si laurea nel 1936 con lode. A causa delle leggi razziali del ’38 si rifugia in Belgio. Quando il Belgio viene invaso dai nazisti ritorna in Italia, si nasconde a Torino e poi a Firenze per sfuggire alla deportazione. Nonostante tutto, la giovane neurologa continua la sua ricerca. Scopre il fattore di accrescimento della fibra nervosa (Ngf). È la prima donna italiana a ricevere il Nobel per la Medicina. Vivrà fino al 2012, accumulando un monumentale curriculum scientifico e umano.
Katalin Karikó: classe 1955, figlia di una contabile e di un macellaio, Katalin cresce nel villaggio di Kisujszallas, nell’Ungheria centro-orientale. Si laurea nel ’78 all’Università di Szeged. Trova subito lavoro in un centro di ricerca, che nel 1985 chiude per mancanza di risorse. Emigra. Accetta un contratto triennale all’Università Temple, a Filadelfia. Sale in cattedra all’Università statale della Pennsylvania. Coltiva da sempre la ricerca sul vaccino mRna. Persevera nell’indifferenza dei colossi farmaceutici. Finché la lungimiranza della BioNTech, azienda biofarmaceutica fondata a Magonza da una coppia di scienziati turchi, Özlem Türeci e Uğur Şahin, cambierà il destino di Katalin Karicó e dell’umanità. Grazie ai suoi studi ha, infatti, sviluppato la tecnologia che ha reso possibili i vaccini a mRNA, efficaci contro il Covid-19. Per questo, nel 2023 le è stato assegnato il Nobel per la Medicina, condiviso con l’immunologo americano Drew Weissman.
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