È successo a casa, mentre si preparava per venire al lavoro. Franco Andreozzi è stato portato via da un malore martedì mattina.
Era all’Enpam da 35 anni e in questi decenni è stata la persona a cui migliaia di medici, dentisti, impiegati e presidenti degli Ordini, hanno potuto rivolgersi per ottenere un’informazione preziosa, ricevere un parere esperto o per risolvere un problema. Per il presidente dell’Enpam era una certezza: “Senti Franco”.
Nato nel 1960, nell’ente previdenziale era entrato nel 1989 al gradino più basso. Seppe però subito farsi notare e valorizzare per le sue doti, a cui deve il suo percorso completo: impiegato, funzionario, quadro e infine dirigente.
Da neoassunto fu subito prezioso nel servizio dei Fondi speciali, poi nella segreteria del direttore del dipartimento della Previdenza. “Per le sue mani passavano tutte le delibere, ma lui non si limitava ad archiviarle, le leggeva e studiava, cercando di capire il ragionamento che c’era dietro ai regolamenti e ai provvedimenti che venivano adottati”, racconta una collega. La sua forza erano la conoscenza di tutto e la memoria storica, ma anche e soprattutto la disponibilità incondizionata.
Per Franco non esistevano orari, né sabati né domeniche. Non si contano i congressi sindacali medici o gli eventi presso gli Ordini dove è andato in missione per allestire postazioni previdenziali. Le ipotesi di pensione fatte dapprima con la calcolatrice, le spiegazioni minuziose sulle regole e le dritte al medico o al dentista che aveva di fronte, per fargli evitare un possibile svantaggio sull’assegno futuro.
Infine il numero di cellulare: “Dottore se lo appunti, per qualsiasi cosa mi chiami”. E il suo telefono, infatti, squillava di continuo.
Alle cinque del pomeriggio se qualche telefonata al Servizio accoglienza telefonica era rimasta in coda, si metteva lui a rispondere. E poi continuava aggredendo la massa delle email arrivate. Era il suo modo di concepire il ruolo di dirigente, che esercitava da ormai un buon decennio.
Parlava sempre con fierezza dei suoi “ragazzi”, quelli del Sat, dell’ufficio rapporti con gli Ordini e dell’ufficio Accoglienza e relazioni con il pubblico. Li aveva formati e cresciuti lui: “Sono proprio in gamba, sono intelligenti e si impegnano tantissimo”. E la stima veniva ricambiata nei fatti, per esempio durante il Covid, quando, spinti dal suo esempio, in tanti hanno continuato a rispondere fuori orario e durante i weekend alle moltissime richieste dei medici e degli odontoiatri così duramente colpiti dalla pandemia.
Ma Franco era così con tutti i colleghi: “Tutto bene a casa? Il piccoletto?”, ti chiedeva con quella voce grave, teatrale, che tradiva anche le tante sigarette. E poi cominciava a parlarti del caso intricato di quest’iscritta o di quel pensionato, per cercare di risolvere la loro situazione e poterglielo così comunicare.
Era appassionato del lavoro che faceva a contatto con gli iscritti. Non a caso, prima di iniziare la carriera previdenziale, aveva lavorato in una gioielleria: il cliente è importante e da te cerca qualcosa di prezioso, era l’insegnamento che si era portato dietro.
Le stagioni calcistiche nella dirigenza della storica Almas Roma gli avevano invece lasciato lo spirito di squadra, con cui contagiava tutti.
A quasi 64 anni con le persone più vicine aveva cominciato a toccare l’argomento della sua pensione, dopo aver passato una vita a parlare agli altri della loro.
L’Enpam è stata la sua famiglia, in tutti i sensi. Lascia Patrizia, altra colonna di questa Fondazione, entrata nell’ente prima di lui e poi sposata per una vita sempre insieme, persino nei tragitti da casa all’ufficio. Il figlio Luca lo conosciamo tutti, anche senza averlo mai incontrato, perché ci raccontava con orgoglio i suoi successi e le sue vicissitudini. Sapevamo quando rientrava a casa perché ce lo annunciava come un evento: “La prossima settimana torna!”
Ciao Franco, ci manchi già.
Gabriele Discepoli
I funerali si sono tenuti il 3 ottobre 2024, a mezzogiorno, nella parrocchia di San Frumenzio in via Cavriglia n.8, a Roma