Il digitale è il grande alleato del futuro della medicina.
A mettere nero su bianco quest’affermazione sono state recentemente l’Associazione medici diabetologi (Amd), la Società italiana di diabetologia (Sid) e la Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp).
Nelle nuove “Linee guida sulla terapia del diabete mellito di tipo 1” è esplicitamente citato il ruolo determinante conferito alle tecnologie per una maggiore efficacia clinica della terapia.
Per le persone con diabete mellito di tipo 1 scompensato o con ipoglicemie severe, si raccomandano l’utilizzo di sistemi di monitoraggio del glucosio in continuo real-time e di sistemi di microinfusione dell’insulina, da preferire alla terapia standard con iniezioni sottocutanee.
Ulteriori approfondimenti sulle nuove linee guida sono disponibili in questo articolo.
PAZIENTI MONITORATI H24
Se utilizzate correttamente, le nuove tecnologie portano benefici clinici e migliorano la qualità della vita delle persone con questa malattia.
Il monitoraggio costante del livello della glicemia è un elemento essenziale, e rende possibile verificare l’efficacia del piano terapeutico.
Esempi in questo campo sono i prodotti elaborati da Ascensia diabetes care, che si avvalgono di una particolare striscia reattiva e un sistema di fasce colorate che rende immediata la lettura dei risultati.
Il dispositivo si connette gratuitamente all’app gratuita “Contour diabetes”, rendendo possibile mantenere un diario quotidiano dei valori del paziente.
Una menzione merita anche Eversense XL, il primo Cgm (Continuous glucose monitoring) a lungo termine al mondo dotato di un sensore interamente impiantabile che dura fino a 180 giorni e fornisce informazioni in tempo reale sulle variazioni dei livelli di glucosio.
Qui maggiori informazioni su questo tipo di dispositivi.
IL FASCICOLO ELETTRONICO STENTA A DECOLLARE
Al progresso tecnologico e alla implementazione degli strumenti deve però accompagnarsi l’alfabetizzazione digitale degli specialisti che devono usarli.
Una questione di cui si parla poco, ma che è centrale.
Prendiamo, ad esempio, il Fascicolo sanitario elettronico: seppur imprescindibile per il futuro della sanità digitale, al quarto trimestre del 2021 in sei regioni il suo utilizzo era pari allo 0 per cento, in altre (aree grandi come Piemonte, Toscana e Lazio) la percentuale non superava il 16 per cento.
A mancare è un piano strategico e la definizione precisa del ruolo delle regioni, alle quali spetterebbe la realizzazione di piattaforme verticali per la telemedicina e l’attuazione del Fse, grazie agli stanziamenti dedicati dal Pnrr.
Ma, come spiega questo approfondimento sul sito di Tech2Doc, i fondi da soli non bastano: servono progetti di educazione digitale per formare i medici e gli operatori sanitari e sensibilizzare gli utenti a questi nuovi strumenti.
VERSO UN’ASSISTENZA SANITARIA “IBRIDA”
I benefici per medici e pazienti della telemedicina e di un approccio più digitale alla sanità sono evidenti.
Così come lo è il fatto che sia una grande opportunità per migliorare l’accesso al sistema sanitario.
Ma è corretto affidarsi totalmente alla tecnologia? Cosa rischiamo di tralasciare? Che ne sarà della relazione umana – magari di lunga durata – tra medico e paziente?
Con ogni probabilità, lasciata la pandemia alle spalle, ci avvieremo sempre più verso una forma “ibrida” di assistenza sanitaria, a metà tra lo studio del dottore e i devices di telemedicina.
Ci sono però diversi aspetti che meritano di essere affrontati.
Ne parlano i relatori del panel “La ‘tele-tuttologia’ è davvero la risposta?” tenutosi durante la conferenza Frontiers Health 2021.
Claudia Torrisi