Questa è la storia di due medici. Una storia di altri tempi, di una passione condivisa nella missione in camice bianco.
Tutto inizia nel ’44 quando, all’età di sei anni, Agata Borgese rimane orfana del padre e suo zio decide di adottarla. Medico condotto di Scandale, in provincia di Crotone, Giuseppe Mauro diventa il papà-zio. “Una persona umana, che tornava per pranzo alle 4 del pomeriggio con le mani scure di tintura di iodio, dopo lunghissimi interventi in ambulatorio. Da lui ho ereditato la vocazione di diventare medico”, racconta al Giornale della previdenza la dottoressa ora 83enne, che da allora ha acquisito il cognome del nuovo papà, diventando Agata Borgese Mauro.
CAMICE, STELLETTE E DEDIZIONE
Una figura di altri tempi il dottor Mauro. Laureato in medicina a Napoli nel ’28 e specializzato due anni dopo a Firenze in Igiene pratica, dedica il suo impegno alla lotta antimalarica. Dal ’39 è titolare di condotta medica e ufficiale sanitario a Scandale. Un anno dopo, chiamato alle armi, prende servizio all’ospedale di Catanzaro con due stelle da ‘tenente per meriti’ sulla spallina del camice. Nel ’42 viene nominato capitano e destinato al comando scuola allievi ufficiali di Nocera Inferiore, quindi a Napoli e a Candia, isola di Creta con la 35ª sezione di sanità, reparto carreggiato mobilitante, divisione Siena, sino al congedo nel ’45.
“Ho deciso di studiare Medicina prima della licenza liceale perché vedevo questo zio, talmente dedito a curare le persone che dimenticava di mangiare”, commenta Agata Borgese Mauro.
Ritornato in patria, Giuseppe Mauro, riprende la sua missione di medico condotto, rivolgendo le sue cure ai poveri e agli incurabili di allora. “ È stato un tributo alla memoria di sua madre – spiega Borgese – che in una condizione di malattia aveva rifiutato la morfina, troppo costosa, per non sottrarre denaro necessario agli studi del figlio”.
Per i suoi servizi e sacrifici, il medico ebbe la croce al merito di guerra del Comando militare di Napoli e la nomina a commendatore della stella al merito del Costantiniano ordine militare di san Giorgio di Antiochia.
UNA NUOVA VITA
Alla sua morte, nel ’64, Agata era studentessa di medicina a Roma. Rimase legata alla promessa che, se al padre adottivo fosse successo qualcosa, lei avrebbe comunque portato a termine gli studi. Promessa che Agata onora due anni dopo, diventando la dottoressa Borgese Mauro e poi per quarant’anni titolare di condotta medica e ufficiale sanitario a Sersale. La prima “medichessa”, che lei stessa si definisce, del paesino della Presila catanzarese.
“Seguire l’esempio del mio papà-zio è stato il modo per ingraziarlo per avermi dato una nuova vita, umana e professionale”, conclude commossa Agata Borgese Mauro.
Antioco Fois