di Francesca Nuzzi
In tredici racconti, schietti e confidenziali, Francesca Nuzzi, classe 1958, nefrologa partenopea, racchiude tutta la sua autobiografia (professionale). Ci sono i dodici anni passati al reparto di Nefrologia dell’Ospedale dei Pellegrini e i 22 trascorsi con i piccoli pazienti della Nefrologia pediatrica del Santobono Pausilipon.
Non parla di incarichi dirigenziali ospedalieri o in società scientifiche, di congressi o pubblicazioni, che pure fanno parte della vita medica. Bensì della relazione con i pazienti che frequentano il suo Centro di Emodialisi, tra cura ed empatia. E del rapporto con i colleghi, gli infermieri, il personale sanitario tra impegno e abnegazione. Ma anche tra burle e momenti di ristoro con l’immancabile pizza.
Riporta l’episodio di quando arrivò Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana, trasportato in gravi condizioni dall’autoambulanza, preceduta da due volanti della polizia e da una folla enorme già accorsa e assiepata nel cortile del Pellegrini.
La dialisi non si esaurisce in una prestazione, ma è un percorso dove il medico è lì, al fianco del suo paziente e con lui viaggia nel dolore, nella disperazione e, persino, nella gioia. Di un sorso d’acqua. L’acqua per i dializzati è proibita. Ne possono bere al massimo mezzo litro al giorno.
Tutti i dializzati sognano l’acqua, dice la dottoressa Frigerio, introducendo lo struggente ricordo di Oreste. Arrivava in ospedale con la “sua Ferrari”, una sedia con le rotelle rosse e raccontava della felicità che gli dava il grattare la brina del frigorifero per dissetarsi, incurante dei divieti terapeutici. Quando la vita lasciò l’umile e sincero posteggiatore, tutto il reparto pianse.
Sull’indumento intimo del titolo non diremo nulla, il perché è spiegato nel primo capitolo del volume.
Napoli, 2023, pp. 112, euro 12,00