Sono risultati eccellenti quelli fatti segnare nel 2023 da FondoSanità, il Fondo pensione complementare negoziale per gli esercenti le professioni sanitarie, siano essi liberi professionisti o dipendenti.
Dopo un 2022 caratterizzato infatti da turbolenze finanziarie, derivate dallo scoppio in febbraio del conflitto russo-ucraino, e che avevano avuto effetti deleteri sulle quotazioni internazionali, il 2023 ha fatto invece registrare una decisa ripresa dei valori.
INVESTIMENTO A PROVA DI TFR
Tutti e tre i comparti di FondoSanità hanno fatto segnare non solo crescite cospicue, ma anche andamenti nettamente più favorevoli rispetto al coefficiente di rivalutazione del Tfr (Trattamento di fine rapporto) che rimane il metro di giudizio più comune per apprezzare la qualità dell’investimento in un Fondo complementare, in particolare per i lavoratori dipendenti.
Questi ultimi infatti sono chiamati a decidere se lasciare il proprio Tfr in azienda, assoggettandolo così ad una rivalutazione stabilita ogni anno per legge, oppure conferirlo in un Fondo complementare accettando il rischio connaturato a qualsiasi tipo di investimento finanziario.
E per il 2023 i numeri parlano chiaro, e danno nettamente ragione a chi, tra i camici bianchi, siano essi appunto dipendenti o liberi professionisti, ha optato per FondoSanità.
L’EXPLOIT DI ESPANSIONE
Già il comparto Scudo, infatti, quello più orientato verso un’attività a basso rischio, ha fatto segnare, a fine anno, un progresso del 4,35 per cento rispetto all’inizio del 2023. Un risultato molto soddisfacente, se si pensa che nello stesso anno, il coefficiente legale di rivalutazione del Tfr si è fermato all’1,95 per cento, ossia a meno della metà.
Ancora meglio però è andata a chi ha scelto di investire nel comparto Progressione, quello con una struttura di portafoglio bilanciata, che a fine anno ha fatto segnare un brillante +6,61 per cento.
Dulcis in fundo da segnalare il vero e proprio exploit del comparto Espansione, che si connota per una maggiore esposizione azionaria e dunque per sua stessa natura risulta più soggetto alle oscillazioni dei mercati: ebbene, in questo caso i citati rimbalzi positivi delle contrattazioni internazionali si sono riverberati in modo tale da permettere uno scatto in avanti del 9,25 per cento.
ANCHE PERSEO SIRIO IN RIPRESA
Nell’ambito delle professioni sanitarie vanno tenuti in conto anche i risultati di Perseo Sirio, il Fondo complementare della pubblica amministrazione e della sanità, al quale pure aderiscono molti camici bianchi dipendenti per i quali d’altronde, questo è l’unico fondo negoziale che permette di sfruttare il contributo aggiuntivo elargito dal datore di lavoro.
Secondo i dati che è stato possibile raccogliere, il comparto più garantito di Perseo Sirio, quello per intenderci paragonabile al comparto Scudo di FondoSanità, ha fatto segnare un aumento di circa il 3 per cento.
Un dato anch’esso superiore al coefficiente di rivalutazione del Tfr. E lo stesso vale per il comparto più bilanciato, quello paragonabile invece al comparto Progressione di FondoSanità: in questo caso, pur essendo i dati aggiornati solo a novembre 2023, si registra un aumento delle quotazioni del 2,35 per cento.
LE SCELTE PIÙ LUNGIMIRANTI
La convenienza a investire in FondoSanità, piuttosto che lasciare il Tfr in azienda, non vale solo per il 2023, ma si conferma, cosa ancora più significativa, soprattutto sul lungo periodo, con un importante distinguo però. Se si guarda infatti ai rendimenti medi garantiti dai tre comparti nell’ultimo quinquennio, si scopre che Scudo è cresciuto mediamente dello 0,16 per cento, Progressione del 3,77 per cento ed Espansione del 6,40 per cento.
Se si confrontano questi risultati con il valore medio del coefficiente di rivalutazione del Tfr, che in questi ultimi cinque anni è stato circa del 2 per cento, si evidenzia quindi una dinamica più volte ribadita da tanti esperti del settore: la convenienza a investire è senza dubbio maggiore per i comparti più orientati al mercato azionario.
È vero, infatti, che questi ultimi sono soggetti a maggiori rischi, e dunque ad esempio in un anno difficile come il 2022 possono averci rimesso. Sul lungo periodo però, quello cioè di almeno 5-10 anni e anche di più, la storia dimostra che la crescita è sempre stata maggiore rispetto al Tfr. Cosa che non accade invece per i comparti più garantiti, quelli a maggiore componente obbligazionaria, che spesso fanno invece fatica sul lungo periodo a sopravanzare la rivalutazione del Tfr.
La considerazione che dunque si può dedurre da questi dati è questa: se si è giovani lavoratori, con davanti un lungo percorso lavorativo, conviene sempre investire in comparti a maggiore esposizione azionaria. Solo quando si è in prossimità del proprio pensionamento, può convenire spostare i propri risparmi da comparti a maggiore crescita, e che però possono essere soggetti a forti fluttuazioni sul breve periodo, verso comparti meno penalizzati da improvvise tempeste finanziarie.
Giuseppe Cordasco