Aumenta la presenza femminile nelle file delle professioni ordinistiche, ma i compensi delle donne continuano a soffrire di un divario di genere.
È uno degli elementi che emergono dal rapporto annuale Adepp, sulla situazione delle casse di previdenza private in Italia.
SEMPRE PIÙ IN ROSA
Negli ultimi 17 anni la percentuale di iscritte donne è cresciuta notevolmente. Le iscritte donne rappresentano, al 2022, quasi il 41 per cento del totale. Tra gli “under 40” sono circa il 54 per cento, percentuale che decresce con l’aumentare dell’età. Tra i nuovi iscritti sono al 52 per cento donne. Considerando solo gli under 40 le nuove iscritte superano i colleghi uomini di quasi il 7 per cento.
“Sulle differenze di genere arrivano buoni segnali – afferma il presidente Oliveti –. Molto apprezzabile infatti che tra i nuovi iscritti il numero di uomini e donne sia equilibrato, mentre lo sbilanciamento maschile appare solo tra i professionisti d’età avanzata. C’è invece ancora strada da fare sul fronte dei redditi, che sono ancora sbilanciati a svantaggio delle donne”.
IL GENDER PAY GAP
Se analizziamo i dati relativamente alle differenze di genere, Gpg (Gender pay gap), tra i liberi professionisti iscritti agli Enti previdenziali, nel 2022, si registra una differenza di reddito pari a circa il 45 per cento.
Esaminando la percentuale di reddito per le diverse fasce d’età si evince come la differenza di reddito dovuta al genere sia persistente per tutte le fasce d’età ma con delle importanti differenze. In particolare, si può notare come questa differenza sia minore per i redditi più bassi e per le professioniste sotto i 30 anni. In questa fascia d’età, infatti, la differenza di reddito tra le professioniste donne e i loro colleghi uomini risulta essere circa il 28 per cento.
Da sottolineare anche una maggiore differenza tra reddito e fatturato nei professionisti uomini rispetto alle loro colleghe donne. Il fenomeno – si legge nel rapporto Adepp – è ascrivibile a diverse cause. Tra queste è possibile ipotizzare che, in molti casi, l’attività professionale sia in realtà un’attività svolta in favore di altri professionisti (rendendola più simile a quella di lavoro dipendente/collaboratore) e ciò comporta che il fatturato coincida quasi completamento con il reddito. Quanto appena descritto è, in particolar modo, rilevante per i giovani e le donne. Altre cause possono essere ricercate nelle diverse specializzazioni scelte dalle professioniste donne per poter conciliare vita familiare e lavoro professionale.
Va sottolineato che questi dati rappresentano una media fra tutte le categorie professionali degli enti iscritti all’Adepp, e non riflettono necessariamente le platee dei medici e degli odontoiatri.