Immaginate di pagare il conto al ristorante prima e dopo la stessa cena. Di fatto è quello che succede con la doppia tassazione cui sono sottoposti ogni anno i patrimoni dei professionisti gestiti dalle Casse di previdenza private. Un meccanismo che, in rapporto agli iscritti attivi, pesa per oltre 400 euro su ogni medico e dentista in Italia.
Il dato emerge dall’ultimo rapporto annuale dell’Adepp che ha calcolato in 640 milioni di euro le imposte sui rendimenti del patrimonio delle casse di previdenza dei professionisti. Una gabella che diventa una “doppia tassazione” se si considera che si somma ai circa 2 miliardi di euro tra Irpef, addizionali comunali e addizionali regionali che gli enti versano all’erario sulle pensioni che erogano. Tutti importi che gravano su pensionati e beneficiari delle azioni di welfare.
Dividendo gli oltre 640 milioni di imposte per gli 1,611 milioni di iscritti attivi di tutte le categorie, si scopre che la doppia tassazione si riflette per 397,41 euro per ogni professionista. Un dato coerente con quello dell’Enpam, che nel 2022 ha pagato 147 milioni di euro a titolo di “doppia tassazione” a fronte di poco meno di 366mila medici e odontoiatri attivi.
“Per la prima volta – ha commentato il presidente di Adepp ed Enpam, Alberto Oliveti, in occasione della presentazione del rapporto annuale sulla previdenza privata – abbiamo calcolato l’impatto delle tasse che arrivano allo Stato, alle regioni e ai comuni grazie alla gestione caratteristica delle Casse dei professionisti: ben 2 miliardi di euro all’anno arrivano dalle pensioni, che si sommano ai 640 milioni di euro di doppia tassazione, cioè le imposte che gli enti di previdenza pagano sui rendimenti degli investimenti. Questi oltre 600 milioni all’anno rappresentano un di più rispetto agli standard degli altri Paesi europei, dove è invece chiaro che se investi il patrimonio per pagare delle pensioni che saranno tassate, quel patrimonio non deve essere a sua volta decurtato”.
INVESTIMENTI SEMPRE PIÙ ETICI
Il XIII rapporto Adepp fotografa anche il quadro degli investimenti delle casse private e privatizzate.
Le variazioni assolute negli investimenti sono particolarmente significative. Gli investimenti nei fondi mobiliari sono passati da 8,3 miliardi di euro nel 2013 a circa 30,2 miliardi di euro alla fine del 2022, rappresentando una quasi quadruplicazione nel periodo. Il valore degli immobili direttamente posseduti, dall’importo di 11,5 miliardi di euro nel 2013,si è ridotto a circa 2,7 miliardi di euro attuali. La componente azionaria, invece, si è quasi raddoppiata, passando da 4,1 miliardi di euro a 7,8 miliardi di euro.
Analizzando gli investimenti delle Casse, distinguendo tra quelli effettuati in Italia e quelli all’estero si rileva che la quota destinata all’Italia ammonta al 36 per cento. Tuttavia, è importante notare che se si aggiungono altre voci, come liquidità, polizze assicurative e ‘altre attività’, tutte detenute in Italia anche se non investite, il patrimonio complessivo delle Casse nel nostro Paese raggiunge circa il 52 per cento del totale.
Questa significativa percentuale riflette un forte sbilanciamento verso investimenti nazionali, se consideriamo il peso dell’economia italiana nel contesto internazionale. Con una rappresentazione di circa il 2,5 per cento dell’economia mondiale, l’Italia contribuisce per circa l’11 per cento all’economia complessiva dell’Unione europea e il 13 per cento a quella della Zona Euro.
Adottando una prospettiva orientata verso una maggiore sostenibilità finanziaria nel lungo periodo, le Casse dimostrano un crescente interesse per le quote di partecipazione in imprese che adottano parametri Esg. L’acronimo sta per environment (ambiente), society (società) e governance (il governo dell’impresa) e distingue gli investimenti che tengono in considerazione parametri di sostenibilità e responsabilità etica. A conferma di ciò, al 31 dicembre 2022, le Casse avevano destinato circa 23,4 miliardi di euro agli investimenti Esg. Una quota che rappresenta circa il 27 per cento del totale degli investimenti.
PATRIMONI, SETTE ANNI DI CRESCITA
Nel corso degli ultimi sette anni, il patrimonio delle Casse di previdenza ha manifestato una crescita costante, transitando da circa 65,6 miliardi di euro nel 2013 a circa 104 miliardi di euro alla fine del 2022. Tale progresso complessivo ha rappresentato un aumento di quasi il 60 per cento nel periodo considerato. Nonostante un rallentamento nell’ultimo anno considerato, la crescita media annua si è attestata intorno al 5,3 per cento.
Questo andamento positivo va interpretato alla luce di due fattori interconnessi. Da un lato, i contributi globali incassati hanno superato le uscite relative alle prestazioni erogate, determinando un saldo positivo complessivo di circa 25 miliardi nel periodo analizzato. Dall’altro lato, i rendimenti ottenuti sugli attivi hanno contribuito alla crescita del patrimonio.
Antioco Fois