La sanità digitale piace e interessa tanto, sia ai pazienti che ai medici, per non parlare delle strutture sanitarie, eppure il suo sviluppo pratico e tangibile stenta a decollare. Nel 2022 infatti, la spesa in questo settore, decisamente strategico per il futuro del nostro Paese, è stata pari a 1,8 miliardi di euro con un aumento di solo il 7% rispetto al 2021. Ѐ questo uno dei dati più significativi emersi da una ricerca annuale condotta dall’Osservatorio Sanità digitale del Politecnico di Milano.
LO SCOGLIO DEL PNRR
Lo studio spiega che il tanto atteso cambio di passo per la digitalizzazione del nostro Sistema sanitario nazionale sarebbe dovuto avvenire con la Missione 6 Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ma proprio l’utilizzo delle risorse legate a questo Piano europeo di rilancio dell’economia, si sta rivelando una sfida dall’esito tutt’altro che scontato. La difficoltà di comprendere come “mettere a terra” questa opportunità è infatti tra gli ostacoli più rilevanti allo sviluppo della Sanità digitale secondo i principali decisori delle strutture sanitarie (49%), insieme alle limitate risorse economiche (58%).
Gli obiettivi di digitalizzazione su cui puntare sono ormai chiari a tutti: cartella clinica elettronica, Fascicolo sanitario elettronico, servizi digitali al cittadino e telemedicina, ma anche cybersecurity e infrastrutture di rete. E come detto, nel Paese cresce l’aspettativa sullo sviluppo reale di tutti questi servizi, molti dei quali hanno ricevuto già grandi apprezzamenti sia dagli utenti che dai camici bianchi.
MONITORAGGIO A DOMICILIO
Dalla ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano emerge ad esempio che alcune delle tecnologie a supporto del paziente a domicilio sono già abbastanza diffuse, come le App per la salute (utilizzate dal 38% dei pazienti) o i dispositivi indossabili per monitorare i parametri clinici (29%), che destano la curiosità dei pazienti. Tra queste troviamo le tecnologie di realtà virtuale o aumentata (di interesse per il 49% dei pazienti) e gli assistenti vocali (47%) che consentono di ricevere informazioni e supporto in ambito salute (es. per ricordarsi di prendere un farmaco). Si tratta di un mercato che, sebbene ancora in una fase di sviluppo, appare di grande potenzialità e interesse, come dimostrato dalla numerosità di startup a livello internazionale e di progetti europei attivi su questo tema.
COMUNICARE A DISTANZA
Risulta poi consolidato il ruolo di strumenti digitali “tradizionali” e non specifici per la Sanità, come l’e-mail e le App di messaggistica istantanea (es. WhatsApp), considerati sempre di più un’alternativa valida dai professionisti sanitari (33% dei medici specialisti, 38% dei Medici di Medicina Generale (MMG), e 40% degli infermieri). Per oltre il 60% dei professionisti questi sono tra gli strumenti di maggiore interesse per il futuro: la possibilità di gestire su un unico strumento più funzionalità utili per la gestione dei pazienti (es. prenotazione della visita, scambio di dati e informazioni, invio di comunicazioni massive) e nel rispetto della privacy, è tra i benefici maggiormente riconosciuti.
TELEMEDICINA E TELEMONITORAGGIO
Passando dalla semplice comunicazione alla vera e propria cura del paziente, entriamo nell’ambito più specifico dei servizi di Telemedicina che, dopo la flessione riscontrata nel periodo successivo all’emergenza sanitaria, stanno vivendo una nuova ripresa. Secondo lo studio, il 39% dei medici specialisti e il 41% dei MMG afferma di aver utilizzato servizi di Televisita e rispettivamente il 30% e il 39% ha fatto ricorso al Telemonitoraggio. Da notare però che nonostante sia importante utilizzare piattaforme dedicate per l’erogazione di questi servizi, solo il 39% dei medici dichiara di averlo fatto nell’ultimo anno: questo non è ancora sufficiente per coglierne appieno le potenzialità ed espone purtroppo a potenziali rischi, legati, ad esempio, alla sicurezza e alla privacy dei dati scambiati.
INTEGRAZIONE DEI SERVIZI
A questo punto, bisogna sottolineare però che solo lo sviluppo di piattaforme di Telemedicina a livello regionale e nazionale previsto dal PNRR consentirà di diffondere in maniera più capillare i servizi sopra ricordati. E tutto ciò sarà davvero possibile anche con l’integrazione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina e del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, previsti proprio nell’ambito del
già citato PNRR. Nell’attesa che il FSE 2.0 sia realizzato, lo studio del Politecnico di Milano sottolinea il fatto che ad oggi il Fascicolo è presente in tutte le Regioni e che i cittadini possono già accedervi. Solo che su questo fronte si constata una sostanziale “frenata” alla sua diffusione. Il 35% dei cittadini ha fatto almeno un accesso al FSE (vs 33% rilevato nel 2022) e la maggior parte di loro (53%) afferma di averlo usato solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid (es. consultazione del Green Pass, dei certificati vaccinali). La ricerca mette dunque in guardia dal rischio che, essendosi affievolita l’impellente necessità di utilizzare tali servizi per l’emergenza, questo strumento non guadagni ulteriore popolarità.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Nella ricerca trova poi spazio anche l’utilizzo dell’Intelligenza Artificaile (AI). Tra le sue applicazioni più diffuse ci sono le soluzioni che consentono di analizzare immagini e segnali per fini diagnostici o di trattamento: circa un terzo delle strutture sanitarie afferma di aver avviato prime sperimentazioni in questa direzione. Si tratta delle applicazioni ad oggi più utilizzate dai medici specialisti e considerate come più promettenti per il futuro (60%). Sul fronte invece dei singoli medici, solo 1 su 10 ha utilizzato Chatbot basati su AI per cercare riferimenti scientifici rispetto a una determinata patologia, applicazione che per circa la metà dei medici rimane comunque promettente. Da notare infine, sempre in questo ambito, che non emerge nessuna preoccupazione sul fatto che l’AI possa sostituire, anche in parte, il lavoro del medico.
Giuseppe Cordasco