Le consulenze specialistiche viaggiano sulla rete e sulle onde della solidarietà, da Milano al Madagascar.
Nasce da un quintetto di medici, uniti dalla passione per la pallacanestro e dalla vocazione per la professione, il progetto di consulenza medica a distanza dell’associazione Basket medici Milano.
Il nucleo di volontari in camice, che fa riferimento al locale Ordine meneghino, ha deciso di mettere le proprie competenze al servizio dei colleghi dell’ospedale statale di Ambanja, nel nord del Madagascar.
COSÌ LONTANI COSÌ VICINI
Alcuni medici che partecipano al progetto sono più volte partiti in missione per aiutare i colleghi in Madagascar, ad esempio all’ospedale La St. Damien, struttura sanitaria fondata da padre Stefano Scaringella, sacerdote e chirurgo romano.
Ma le missioni durano qualche settimana, mentre il bisogno di salute della popolazione locale persiste. Proseguire l’attività volontaria, almeno a livello consulenziale, significherebbe mettere a referto un bel risultato in termini di continuità del servizio.
Per questa ragione è nata l’idea di utilizzare gli strumenti di comunicazione messi a disposizione dalla rete, con l’obiettivo di costruire una sorta di servizio di ‘telemedicina’.
“Iniziamo il progetto di consulenza polispecialistica con pediatria, otorinolaringoiatria e oncologia dermatologica – spiega Alberto Martelli, pediatra e presidente dell’associazione – . Offriamo un contributo a costo zero per incrementare il livello di assistenza medica prestato dal personale locale”.
“Speriamo – continua il coach del dream team – che questo modello possa essere copiato per altre strutture ospedaliere posizionate nei posti più reconditi del mondo. In questo modo si potrebbero anche offrire momenti di volontariato medico a chi, per vari motivi, non vuole andare sul posto, ma preferisce stare a casa propria e fare volontariato a distanza”.
IL QUINTETTO BASE
Come in una squadra di basket, nel quintetto di medici milanesi ognuno ha il proprio ruolo e la propria specialità, per offrire supporto alla struttura in Madagascar, dove mancano alcune figure professionali in camice e bisogna modulare i percorsi diagnostici e terapeutici in base ai macchinari disponibili.
Il quintetto base della telemedicina è composto da Fabrizio Arensi, ortopedico dell’Istituto clinico San Siro di Milano; Paola Bosco, ginecologa libero professionista; Roberto Cairoli, responsabile Uoc Ematologia dell’ospedale Niguarda e professore associato all’università Milano-Bicocca; Alberto Martelli, ex primario pediatra e ora libero professionista; Stefano Siboni, chirurgo presso l’Unità di chirurgia generale universitaria e Centro esofago dell’Irccs Policlinico San Donato.
Siboni è anche il “veterano” delle missioni in Madagascar, che ha portato all’associazione di medici milanesi il contatto con l’ospedale africano e con il medico sacerdote che l’ha fondato.
“Nel tempo potrebbe concretizzarsi anche l’opportunità per qualche medico, interessato al progetto e curioso dei casi seguiti, di recarsi in Madagascar dopo un periodo di consulenza a distanza”, conclude il presidente dell’associazione.
L’auspicio è che i medici che via via collaboreranno al progetto di teleconsulto, possano anche poi scendere in campo per seguire in presenza i casi trattati.
Af