Tre anni dalla scoperta del paziente uno di Codogno e le professioni sanitarie chiedono ancora ossigeno. È il messaggio lanciato al Governo dalla Federazione degli Ordini dei medici in occasione delle celebrazioni per la Giornata nazionale del personale sanitario, socio-sanitario, socio-assistenziale e del volontariato, in ricordo dei circa 500 caduti e 474mila contagiati tra i professionisti sociosanitari durante la pandemia di Covid–19. Un periodo che ha messo a dura prova il sistema Sanità, nel quale l’Enpam è sceso in campo a supporto dei medici e degli odontoiatri potenziando le misure di sostegno in loro favore.
‘Insieme per garantire la salute di tutti’ è stato lo slogan dell’evento, che si è svolto il 20 febbraio a Roma presso la Pontificia università San Tommaso D’Aquino, alla presenza del ministro della Salute, Orazio Schillaci e del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. Ricordando i sanitari che hanno affrontato la pandemia “fino al sacrificio della vita, garantendo la tenuta del nostro Servizio sanitario nazionale”, il ministro Schillaci ha sottolineato come una delle priorità del proprio mandato sia “riconoscere i meriti e l’importanza degli operatori sanitari e sociosanitari”, valorizzando “al meglio la loro professionalità, dando risposte concrete a tutte le urgenze oggi più che mai attuali”.
LA CURA PER IL SSN
“Occorre accelerare la riorganizzazione di una sanità pubblica, – ha continuato il ministro – con al centro la persona e con una assistenza territoriale più forte”. L’esperienza della pandemia, ha aggiunto Schillaci, “ha insegnato quanto la salute pubblica sia cruciale, ha fatto emergere le eccellenze delle professionalità impegnate nel servizio sanitario nazionale, ma ha acceso un faro sulle criticità del sistema, da affrontare con la massima determinazione e urgenza”.
Il ministro ha parlato dell’impegno di “procedere a una rivalutazione del trattamento economico di chi ogni giorno è impegnato nel servizio sanitario pubblico”. La cura enunciata dal membro del Governo è dare una rinnovata “attrattività” al Ssn, agendo “sui vincoli di spesa per il personale per permettere alle Regioni di potenziare gli organici e rafforzare i servizi sanitari e, accanto al giusto riconoscimento sul piano economico, investire anche in termini di formazione e sviluppo delle competenze, sia specialistiche, che trasversali, legate a nuovi modelli di organizzazione del lavoro multidisciplinare e integrato” per un’assistenza “meno incentrata sull’ospedale e con un territorio più forte”.
L’APPELLO DI FNOMCEO
“Noi chiediamo al governo oggi di fare un cambio di passo. Non serve finanziare più beni e servizi ma serve finanziare le professioni sanitarie. Sul territorio i medici di famiglia continuano a essere da soli, servono infermieri, servono psicologi, servono fisioterapisti”, ha affermato il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli a margine della celebrazione. Anelli ha ricordato che “in ospedale, se non si migliorano le condizioni di lavoro, la gente andrà via. Siamo già in una situazione allarmante; se non si corre ai ripari la situazione diventerà drammatica”. La carenza di personale, per il presidente degli Ordini dei medici, mette a rischio anche la riforma della sanità territoriale: “Le case di comunità difficilmente apriranno. Non hanno il personale. A meno che non si tolga il personale dai distretti e lo si metta nelle case di comunità”.