In attesa dei giovani colleghi pronti a sostituirli, per i prossimi tre anni i medici convenzionati potranno restare al lavoro fino al compimento dei 72 anni per tamponare una situazione di emergenza da tempo annunciata.
La norma contenuta nel cosiddetto decreto “Milleproroghe”, approvato in via definitiva giovedì, è stata pensata affinché il Servizio sanitario nazionale possa continuare a garantire gli attuali livelli di assistenza.
Oltre ai medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, la novità riguarda anche gli addetti ai servizi di continuità assistenziale, emergenza territoriale e medicina dei servizi, oltre agli specialisti ambulatoriali convenzionati.
Due le condizioni perché per le Aziende sanitarie possa scattare l’opzione: l’assenza di personale medico convenzionato collocabile e, ovviamente, la disponibilità dell’interessato.
Una norma di carattere transitorio, valida fino al 31 dicembre 2026, pensata per tamponare una situazione di emergenza che l’Enpam – visto l’atteso pensionamento massivo di medici di famiglia e di pediatri – denuncia da 10 anni.
Più della metà dei medici di famiglia, di continuità assistenziale e dei pediatri di libera scelta ha oltre 60 anni di età (dati al 31 dicembre 2021) e ha quindi i requisiti per andare prestissimo in pensione. Si stima che il numero dei giovani formati o avviati finora alla formazione sarebbe sufficiente per coprire solo il 50 per cento dei posti